Ospite a Uno Mattina, il segretario invita i 5 Stelle a vigilare sulla democrazia interna al movimento che non può essere risolta in un rapporto diretto fra il comico e la piazza. E spiega che il comico "è stato sottovalutato, ma non da me"
“A differenza di Grillo che urla, non scappo davanti a una domanda. Lasciamo stare, perbacco: son figlio di un meccanico non sono un miliardario”. Pierluigi Bersani, ospite a Uno Mattina, attacca su due fronti il leader dei 5 Stelle. Si scaglia contro il rifiuto di farsi intervistare da SkyTg24 e ribadisce quanto aveva detto pochi giorni fa da Bologna, quando lo aveva definito “milionario irresponsabile”. Poi in mattinata, al forum dell’Ansa, ricorda che ”Grillo è stato sottovalutato ma non da me”. Infatit, precisa, “è da un bel pò che denunciavo questa disaffezione della gente. Perchè abbiamo fatto le primarie? Il Pd è stato l’unico a fare un gesto per riavvicinare la gente alla politica”.
Il segretario del Pd teme che la protesta 5 Stelle porti verso “esiti distruttivi per il Paese. Alla gente arrabbiata – prosegue – dico ‘attenzione, vediamo come cambiare, ci vuole un governo di cambiamento ma il Paese è ancora nei guai'”. Bersani poi specifica cosa intedesse con “scouting tra i grillini” che non significa “compravendita di parlamentari come ha fatto Berlusconi“, ma al contrario la verifica per vedere “se discuteranno dei problemi del Paese o aspetteranno gli ordini da fuori”. A Rainews24 Bersani poi li invita a “dare un occhio alla democrazia”, compresa quella interna al loro movimento, che non può essere risolta in un rapporto diretto fra Grillo e la piazza. “La piazza è ambivalente – ha osservato – La democrazia è il confronto diretto e aver deviato da questo meccanismo, con Berlusconi che è inamovibile, ci ha portato nel baratro. Per questo voglio fare una legge sui partiti e su questo non pensiate che il Pd molli di un millimetro”.
E a a chi gli chiede una previsione sul risultato elettorale dei centristi di Monti dichiara di aver “sempre pensato che il centro non potesse incrociare qualche sommovimento profondo nel paese. Penso sia una colossale eresia. Ho sempre pensato che una posizione centrale non avrebbe fatto faville”. Il segretario Pd è poi intervenuto sulla Rai e il sistema radio-tv sostenendo che “bisogna rifare la legge Gasparri, ciascuna impresa si faccia il suo piano industriale. Ci vuole qualcuno che proponga un piano e quindi una governance adatta”. E sulla proposta di Grillo di privatizzare la Rai commenta così: ”Fui il primo 20 anni fa a dire che un privato era troppo poco. Non ho nessun problema. Solo che adesso la parola ‘parziale’ ha preso molti altri significati rispetto agli anni ’90. Non è solo questione di canali – conclude – ma ad esempio di potenza trasmissiva”.