Nessun aiuto né dalle istituzioni, né dalle ambasciate o dagli istituti di cultura all’estero. A Lisbona si organizzano al centro comunitario Lgbt in Rua de Sao Lazaro. A Madrid invece al centro sociale autogestito Tabacalera in calle Embajadores. Perché loro, gli italiani all’estero senza diritto di voto, lasciati ai margini della campagna elettorale, a votare ci andranno lo stesso. L’iniziativa si chiama #iovotolostesso e coinvolge migliaia di persone che non possono rientrare in Italia ed esprimere la loro preferenza alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio. Non solo i ragazzi Erasmus. Ma anche quelli del Leonardo, i tirocinanti, i ricercatori e i lavoratori non residenti, esclusi dal dl 223 del 18/12/2012 adesso potranno andare a votare nei seggi elettorali autogestiti e allestiti in quasi trenta città europee.
Otto solo in Spagna, dove la comunità italiana è più presente. Poi Parigi, Londra, Dublino, Berlino, Bruxelles, Amsterdam. Il 21 e 22 si vota online, con E-ligo, una piattaforma di voto elettronico a distanza. Sabato 23 invece arrivano i seggi con tanto di fac-simile delle schede elettorali (rosa per la Camera e gialla per il Senato), scrutatori e spoglio finale. I voti non hanno chiaramente valore legale ma i promotori hanno già deciso di comunicare i dati ai mezzi di informazione italiani e all’estero per dimostrare l’importanza e il peso del loro voto. A maggior ragione se, statistiche alla mano, gli studenti italiani sparsi per l’Europa sono oltre 25mila e i lavoratori fuori sede più di un milione. Per dare il voto, spiegano gli organizzatori, è necessario soltanto un documento d’identità. Il presidente di seggio segnerà i dati anagrafici di ciascun italiano e in base a quello consegnerà le schede. Come prova della serietà dell’iniziativa, i ragazzi hanno pensato perfino di fornire foto e video dello spoglio e del verbale redatto dagli scrutatori prescelti.
L’idea, nata dal tamtam dei social network, è stata anche sponsorizzata dalla birra danese Ceres che, dopo la campagna pubblicitaria indirizzata ai giovani in merito alle elezioni politiche italiane, ha deciso di appoggiare il voto simbolico dei cosiddetti cittadini in mobilità. L’azienda ha così chiamato a raccolta alcuni ragazzi in varie città, e ha pubblicato sul suo canale ufficiale Youtube un video promozionale dell’evento. “La proposta è nata quasi in contemporanea”, spiega Giorgio Avitabile, studente della facoltà di Scienze politiche alla Sapienza di Roma, in Erasmus a Lisbona. “Eravamo in moltissimi ad aver pensato all’iniziativa. Così su Facebook abbiamo creato un gruppo aperto per scambiarci alcune direttive e per scegliere le modalità di elezioni nel più breve tempo possibile”.
I ragazzi italiani in Europa hanno creato quindi una rete di quasi trenta gruppi social, divisi per città, e hanno stilato un unico programma da seguire, per non disperdere il loro voto di protesta. Poi si sono divisi i compiti: istituire un sito, una pagina Facebook, un profilo Twitter, organizzare un flashmob e rendere virale l’evento. Se “vivere fuori sede è una scelta, votare fuori sede è un diritto”, dicono all’unisono gli studenti, sventolando l’articolo 48 della Costituzione italiana. “A Madrid voteremo venerdì 22 per motivi organizzativi. Ci aspettiamo la partecipazione di almeno un centinaio di persone. E pubblicheremo i risultati di affluenza ai seggi e i voti raccolti sul nostro profilo Twitter @iovotolostesso”, spiega Annalisa Autiero, studentessa della facoltà di Giurisprudenza di Bologna, per ora a Madrid. “Tenteremo così almeno di raccontare questi voti che per il nostro Paese non contano. In un’elezione in cui i temi della distanza della politica dalla cittadinanza e quelli della “rottamazione”, dei volti giovani, del nuovo che avanza, hanno un ruolo primario, noi veniamo privati della voce e del nostro diritto di esprimerci”, spiegano arrabbiati i ragazzi all’estero. A Lisbona ci si è organizzati anche coi volantini, per raggiungere il maggior numero di italiani presenti in città il giorno delle elezioni. “Siamo circa 150/200 studenti, più tutti i lavoratori o altri studenti, per esempio anche del progetto Leonardo, che sono stati avvisati per altre vie”, dice Giorgio Avitabile. “Non saprei però fare previsioni sull’affluenza, vedremo”.