Il leader Fiom a Bologna commenta il fenomeno 5 Stelle che sta esplodendo nei sondaggi a due giorni dalle elezioni: "Autonomi e indipendenti da ogni partito, suggeriamo un voto che non faccia andare al governo né Monti, né Berlusconi. Comunque era meglio votare un anno fa"
“Serve un voto che non faccia andare al governo ne’ Berlusconi ne’ Monti”. Così il segretario della Fiom, Maurizio Landini, risponde ai cronisti a Bologna, che, a due giorni dall’apertura delle urne, gli chiedevano un auspicio sul risultato elettorale. “Esprimiamo un giudizio negativo su tutto quello che ha fatto prima il governo Berlusconi poi il governo Monti contro il quale abbiamo scioperato e manifestato” prosegue Landini ribadendo che a suo avviso la scelta del governo tecnico “è stata sbagliata, per noi e anche per la Cgil era utile andare a votare un anno fa quando è caduto Berlusconi”.
“Spero possa comporsi un governo – chiarisce il leader Fiom – che non abbiamo bisogno delle scelte o della presenza di Monti perchè non sarebbe utile per il Paese”. Ad ogni modo il segretario della Fiom non fa un appello al voto di parte e lascia piena libertà ai metalmeccanici che, precisa, “sanno come votare, hanno la loro testa e sono persone libere“. “Il sindacato non è ne’ di governo ne’ di opposizione, ma deve essere un soggetto autonomo e indipendente”, precisa Landini augurandosi comunque che “ci sia un cambiamento sia nella composizione del Parlamento che del governo”.
“Non penso che quello che vedremo possa essere considerato semplicemente un fenomeno di antipolitica, questo sarebbe un ragionamento sbagliato”. Lo ha detto il segretario nazionale della Fiom Maurizio Landini rispondendo ai cronisti che oggi a Bologna gli chiedevano un commento in vista del comizio finale a piazza San Giovanni dello Tsunami tour di Beppe Grillo. “Nel Paese c’è una domanda di partecipazione -prosegue Landini- e credo che dovrebbe essere nell’agenda del nuovo Parlamento, del nuovo governo, come anche del sindacato e delle associazioni di rappresentanza”. “La domanda di partecipazione – rimarca Landini – è una domanda anche di cambiamento delle forme con cui si organizza la politica”.