In un’Eurozona ancora falcidiata dalla crisi economica, dopo la Francia anche il Regno Unito perde la prestigiosa ‘tripla A’. E nel club dei ‘virtuosi’ nel Vecchio Continente restano oramai solo quattro Paesi: Germania, Olanda, Finlandia e Lussemburgo.

Ad abbattersi su Londra è stata la scure di Moody’s, che ha abbassato la valutazione sui titoli di Stato britannici di uno scalino, portandola da Aaa ad Aa1. “E’ un forte richiamo a proseguire sulla strada della riduzione del debito e un avvertimento a chi ancora pensa che questo problema non debba essere affrontato”, ha commentato il ministro delle finanze britannico, George Osborne, sottolineando la determinazione del suo governo ad attuare il piano di risanamento dei conti pubblici e di rilancio dell’economia: “Non fuggiremo dai nostri problemi”.

La decisione del downgrade – si legge in una nota di Moody’s – è stata presa in base a tre fattori. Innanzitutto “la prolungata debolezza delle prospettive di crescita nel medio termine, con una ripresa fiacca” destinata a proseguire ancora per molto tempo. Questa debole crescita, in secondo luogo, inevitabilmente “pone delle sfide sul fronte dell’attuazione del programma di consolidamento di bilancio” da parte del governo di David Cameron. Programma che rischia di arenarsi o comunque di rallentare.

A preoccupare – spiegano infine gli analisti di Moody’s – è poi “il deterioramento della capacità di assorbire gli choc” da parte del sistema amministrativo e finanziario britannico, a causa di “un elevato e crescente livello del debito pubblico”. Debito la cui struttura resta comunque “positiva” e non desta al momento eccessive preoccupazioni.

Per tutti questi motivi l’outlook legato alla Gran Bretagna – vale a dire le prospettive economiche e finanziarie – è stato rivisto a “stabile”. Questo considerando anche “i considerevoli rischi di esposizione” legati ad un eventuale peggioramento della situazione sul fronte della crisi dei debiti sovrani in Europa. Rischi di contagio solo in parte mitigati – spiega Moody’s – dalla flessibilità legata a una politica monetaria indipendente.

Per l’agenzia di rating, comunque, nonostante il downgrade la solidità del credito nel Regno Unito “resta estremamente elevata”, grazie ad un’economia “altamente competitiva e ben diversificata”. E grazie anche a “una robusta struttura istituzionale”.

Moody’s ha abbassato il rating dell’Italia nel luglio scorso, portandolo a Baa2.

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