Sul sito del consiglio regionale del Lazio sono state pubblicate 11 delibere, adottate a gennaio dall’ufficio di presidenza, ma c’è un buco nel protocollo: scorrendo l’elenco cronologico manca la deliberazione numero 7 del 16 gennaio. Il provvedimento in questione riguarda la drastica riduzione delle spese del Consiglio, in linea con le direttive nazionali presenti nella legge per la riduzione e il controllo delle spese delle istituzioni regionali, approvata il 7 dicembre scorso dal Parlamento: con l’attuazione della delibera “mancante” nel Lazio si passerebbe da circa 13 milioni di euro di spesa annui a 6,5. Il provvedimento però non sarebbe ancora stato firmato dal presidente del Consiglio Regionale Mario Abbruzzese, di nuovo candidato alla Pisana nelle liste del Pdl, e quindi è bloccato
Abbruzzese ha firmato anche le delibere successive alla numero 7. Un rinnovo d’incarico di terzo dirigente dell’ufficio di gabinetto del Presidente, un conferimento d’incarico di responsabile della segreteria del gruppo consiliare Pdl e un conferimento dell’incarico di responsabile della segreteria del consigliere segretario del Consiglio regionale del Lazio. Sembra un gioco di parole ma non lo è: rinnovi e conferimenti d’incarichi ma dei tagli non v’è traccia.
Un recepimento di direttive nazionali obbligatorio, a seguito anche dei numerosi scandali che hanno travolto alcune Regioni in autunno. Negli allegati che accompagnano la delibera numero 7 la scure cala con forza soprattutto sulle dotazioni dei gruppi consiliari, al centro delle inchieste sulla gestione “allegra” dei soldi pubblici, nel Lazio come nelle altre regioni. Tanto per fare un esempio, alla Pisana un gruppo formato da un solo consigliere oggi può avere ben 7 collaboratori, con stipendio e trattamenti accessori annessi. Una volta entrata in vigore tale delibera il consigliere regionale si dovrà “accontentare” di un solo collaboratore senza indennità. Stesso discorso per i gruppi consiliari composti da più membri che avranno in proporzione anch’essi meno collaboratori.
Mario Abbruzzese, già ex Forza Italia, uomo forte a Cassino, in provincia di Frosinone, finito nell’occhio del ciclone perché ha presieduto l’ufficio di presidenza che ha deliberato l’aumento dei fondi a disposizione dei partiti, è indagato per abuso d’ufficio insieme agli altri membri dell’ufficio di presidenza, tra cui figura anche la moglie di Alemanno Isabella Rauti. L’altro uomo forte del frusinate, Franco Fiorito, il protagonista dello scandalo dei rimborsi alla regione Lazio, l’ha tirato in ballo in alcune dichiarazioni rilasciate ai magistrati con le quali ha spiegato il “sistema Lazio”, dichiarando che era stato istituito il cosiddetto “castelletto”, una sorta di “apertura di credito stabilita da Mario Abbruzzese” nei confronti dei vari consiglieri. Il presidente uscente alla Pisana ha dichiarato più volte di aver rinunciato a candidarsi alla Camera, senza passare per il giudizio degli elettori e di aver optato per le elezioni regionali perché vuole che siano i cittadini a giudicarlo. La delibera “sospesa” sarà sicuramente un elemento in più per poterlo giudicare. Una situazione che avrebbe meritato un chiarimento ma ai numeri degli uffici e dei collaboratori di Abbruzzese non risponde nessuno da giorni.