Il ministro della giustizia visita il penitenziario di via Burla e parla delle probabili cause della fuga dei due ergastolani albanesi. Ed è sempre giallo sull'incidente accaduto a Bernardo Provenzano
“Parma deve tornare a essere considerata un modello di eccellenza per i carceri di massima sicurezza”. Le parole del ministro alla Giustizia Paola Severino arrivano nell’istituto penitenziario di via Burla proprio nel giorno in cui dal carcere di Varese giunge la notizia dell’evasione di tre detenuti di origine rumena. Fuggiti nella notte segando le sbarre della cella in cui erano rinchiusi e usciti calandosi con delle lenzuola dalle finestre. Stesso copione di Parma, dove il 2 febbraio due pericolosi detenuti di origine albanese (di cui uno stava scontando l’ergastolo per omicidio), si sono dileguati dalla loro cella, riuscendo evidentemente a trovare una falla nel sistema di sorveglianza del carcere di massima sicurezza di via Burla.
Sull’evasione dal penitenziario il ministro aveva disposto un’inchiesta, la Procura di Parma ha aperto un fascicolo e le ricerche per riacciuffare i due fuggitivi erano scattate subito dopo l’allarme. E proprio alle indagini in corso è da ricondursi la visita del ministro Severino, che ha incontrato gli inquirenti e le guardie carcerarie per ricostruire la dinamica dell’episodio. “Sono convinta che riusciremo a rintracciare la località in cui si trovano gli evasi – ha dichiarato, facendo un resoconto del suo sopralluogo – mi hanno detto che tutti gli evasi sono sempre stati ripresi e questo mi conforta”.
L’ultimo avvistamento dei due risale a qualche giorno fa, nell’hinterland milanese, ma le ricerche stanno proseguendo con il coordinamento di tutte le forze dell’ordine. Il ministro non dà delucidazioni sul punto delle indagini, né sulle responsabilità individuate riguardo all’incidente. Tanti i fattori che hanno probabilmente concorso alla fuga, come denunciato dai sindacati, dal sistema antiscavalcamento non attivo ai turni di vigilanza ridotti per carenza di organico. “Ci potrebbero essere cause di carattere tecnico, ma anche una disattenzione umana – continua il guardasigilli – La situazione esistente deve essere migliorata e sono qui anche per questo. Per capire cosa non ha funzionato, ma anche affinché episodi del genere non si ripetano più”.
A questo proposito Severino ha espresso grande fiducia per il ritorno del comandante Augusto Zaccariello a Parma, dopo un periodo a Roma, e per la presenza del provveditore Pietro Buffa, ma ha anche espresso solidarietà agli agenti di polizia penitenziaria, che si trovano in condizioni di lavoro non ottimali anche per il sovraffollamento delle carceri, più volte denunciato dai sindacati. “L’attenzione delle istituzioni verso quello che è successo è massima, ma voglio esprimere vicinanza a chi fa un lavoro difficile, reso ancora più duro dal sovraffollamento, e che poi magari dopo fatti del genere si ritrova ad essere oggetto di critiche ingiuste”.
Il ministro Severino si è fatta consegnare dai vertici dell’istituto di via Burla un elenco degli interventi necessari per migliorare la sicurezza e le condizioni del carcere, promettendo di intervenire con la massima urgenza, e ha lanciato un appello affinché le risorse destinate ai penitenziari non vengano tagliate: “Il sovraffollamento che si verifica nelle carceri necessita di nuovo personale, combatterò perché queste forze non vengano intaccate”. Un cruccio infine, per non essere riuscita a portare a termine un progetto sulle misure alternative alla custodia cautelare: “Il sovraffollamento è un’emergenza che va affrontata e può portare a episodi pericolosi come questa evasione, quindi si dovranno trovare alternative al più presto”.
Sul carcere di Parma però, al di là della recente evasione, ci sono altri aspetti da chiarire. Come il fatto che il boss Bernardo Provenzano, ricoverato in ospedale dopo aver battuto la testa per una caduta e finito in stato comatoso con un ematoma cerebrale, pur essendo rinchiuso in regime 41 bis non fosse sorvegliato da una telecamera a circuito chiuso 24 ore su 24 in cella, come altri capimafia. Provenzano è ancora in ospedale, ma è stato trasferito dal Maggiore al reparto detenuti e il suo rientro nell’istituto penitenziario è previsto nelle prossime ore. “Abbiamo ricevuto un certificato di dimissione, ma non si sa quando sarà trasferito” ha detto l’avvocato Rosalba Di Gregorio, che presenterà l’istanza di revoca di 41 bis per il suo assistito. Secondo una perizia medica Provenzano presenta un deficit cognitivo e ha bisogno di costante assistenza giorno e notte anche solo per i più semplici movimenti.
Le dinamiche della caduta che però ha provocato il suo ricovero e la successiva operazione alla testa, sono ancora in fase di accertamento da parte della Procura di Palermo, che ha aperto un fascicolo relativo al tentato suicidio del boss avvenuto lo scorso maggio, a cui si sono aggiunte le verifiche sulle ripetute cadute sempre nella sua stanza. Ma le telecamere hanno registrato solo le immagini di Provenzano nei corridoi del carcere, perché nella sua cella, da quanto emerso durante l’udienza preliminare sulla trattativa Stato-mafia, era costantemente controllato, ma solo a vista. Per questo, in previsione del ritorno del boss in carcere di Parma, qualche giorno fa nella sua cella è stata montata una telecamera che permetterà di vigilare sulle sue condizioni e sul suo stato di salute. Inoltre, per evitare nuove cadute, è stato posizionato un letto con sbarre di protezione di tipo ospedaliero.