Dalla cosiddetta proposta "choc" di Berlusconi all'esenzione per i redditi più bassi promessa da Bersani. Monti punta sulla riduzione soft dopo l'austerity, il Movimento cinque stelle preferisce aggredire gli sprechi della Casta e degli appalti. La Lega ribadisce il 75% del gettito al Nord, Sel punta alla redistribuzione, Fare chiede la patrimoniale, ma per lo Stato
Dall’Imu all’Irap, dall’Irpef all’Iva e ai condoni. La campagna elettorale si gioca soprattutto sulle tasse. A pochi giorni dall’apertura delle urne impazzano come in un carnevale fiscale le proposte di riduzione delle imposte. Sull’abbassamento della pressione fiscale insistono tutti i partiti con ricette varie.
La proposta cosiddetta “shock” è quella del Cavaliere. Il leader del Pdl Silvio Berlusconi ha promesso non solo la restituzione dell’Imu, il “maltolto” come ha detto lui, versato dagli italiani nel 2012. Ma anche la cancellazione dell’odiata tassa sulla prima casa, che vale circa 4 miliardi. L’Imu però era stata messa in cantiere proprio dal governo Berlusconi, Monti l’ha solo anticipata.
LORENZIN (PDL): “PUNTIAMO SU IRAP E RIDUZIONE SPESA”. La copertura dell’Imu avverrà con più tasse sui tabacchi e un accordo sui capitali italiani depositati in Svizzera, ha promesso Berlusconi, insieme a un nuovo condono, non “tombale”, sugli interessi dei debiti contratti con Equitalia. Il Pdl rilancia sulle due aliquote Irpef: 23% sotto i 40 mila euro e 33% sopra, con rimodulazione degli scaglioni di reddito dal 2014. Capitolo Iva: per il partito di Berlusconi l’aumento previsto da luglio del 2013 non ci sarà. Via progressivamente anche l’Irap, entro 5 anni. Beatrice Lorenzin, candidata per la Camera nel Lazio, fa i conti. Si possono reperire risorse “aggredendo la spesa pubblica che vale 800 miliardi, soprattutto quella improduttiva, con una spending review diversa da quella di Monti, fatta solo di tagli lineari”. Ma bisogna intervenire anche sulle agevolazioni fiscali, “per cui oggi spendiamo 254 miliardi”, aggiunge Lorenzin.
BERSANI: “10 MILIARDI ALLE IMPRESE IN 5 ANNI”. Tagliare le tasse è anche il mantra del candidato premier del centrosinistra Pier Luigi Bersani: si può “ma senza raccontare favole”. Come? Con la lotta all’evasione fiscale. Basterà? La proposta del segretario Pd sull’Imu è l’esenzione per chi oggi paga fino a 4-500 euro. Sull’Irap ipotizza una graduale riduzione attraverso l’eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile. Anche il partito di Bersani esclude l’aumento di un punto percentuale dell’Iva, come previsto da luglio 2013. Mentre sull’Irpef i democratici propongono la riduzione dal 23 al 20% della prima aliquota e una riduzione di quelle intermedie. E ancora: riordino delle detrazioni e deduzioni ed un bonus graduale per i figli che parte da 3mila euro. “Subito l’intervento per ridurre le tasse sul lavoro per rilanciare l’economia e dare più soldi in busta paga ai lavoratori”, afferma Enrico Letta, numero due al Nazareno. Alle imprese che vantano crediti con la pubblica amministrazione, Bersani intanto promette la restituzione di 10 miliardi l’anno per 5 anni. Nell’ultimo anno sono 104 mila le imprese che – complice la crisi – hanno chiuso.
MONTI: “DOPO L’AUSTERITY ORA SI POSSONO RIDURRE LE TASSE”. Mario Monti con la sua Scelta civica ha riveduto e corretto alcune rigidità mostrate al governo. Ora il Prof, dopo un anno di austerity, ripensa alla strategia fiscale e propone per i redditi medio bassi una riduzione dell’Irpef e l’eliminazione del costo del lavoro dall’imponibile Irap. Anche sull’Imu ha ripensamenti: ipotizza una graduale riduzione dell’imposta, con l’innalzamento delle detrazioni per figli e pensionati. “E’ finita la febbre dello spread” si giustifica e spiega a Radio Anch’io: “Non abbiamo esitato a mettere le tasse nel momento in cui occorrevano e non proponiamo un saldo all’ingrosso nel volerle abbattere, abbiamo una certa credibilità quando diciamo che le abbasseremo”.
FUGATTI (LEGA): “75% TASSE AL NORD, LE IMPRESE CHIUDONO”. Pensa soprattutto al Nord più che al Paese nella sua totalità la Lega che propone di trattenere il 75% delle imposte là dove sono pagate. Illusionistico? Tutt’altro per il deputato Maurizio Fugatti, segretario nazionale trentino ricandidato alla Camera: “Da noi al Nord – chiosa – l’inflazione galoppa e le fabbriche chiudono. Il 75% mi sembra una proposta equa e non squilibrata. Abbiamo una recessione economica senza eguali: o facciamo ripartire il sistema produttivo o rischiamo la desertificazione del Nord”. Fugatti rivendica poi il voto contrario sull’Imu (diversamente dall’alleato Pdl), e si dice possibilista sulla restituzione promessa dal Cavaliere. Come? “Attraverso tagli alla spesa pubblica che è di 800 miliardi. Applichiamo i costi standard del Veneto alle altre regioni”.
MIGLIORE (SEL): “FAR PAGARE DI PIÙ CHI HA DI PIÙ”. Gennaro Migliore, capolista Sel per la Camera in Campania e coordinatore nazionale, dà la sua ricetta su tasse e fisco: “Pensiamo a una operazione di redistribuzione fiscale, facendo diminuire le tasse sui redditi da lavoro e da impresa per i contribuenti onesti e, in particolare, per i ceti medi e bassi. Per compensare questa perdita di gettito proponiamo una rimodulazione in senso progressivo delle aliquote fiscali, in modo tale che si possa tassare di più chi ha di più”. Inoltre per Migliore andrebbe introdotta “una patrimoniale ordinaria”.
BONAFEDE (M5S): “TAGLI A POLITICA E STATO PRIMA DI TUTTO”. Beppe Grillo e i suoi propongono, nel programma, la riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato. Spiega Alfonso Bonafede, capolista in Toscana: “Ci sono due voragini all’interno delle casse dello Stato: una quella dei costi della politica e della pubblica amministrazione; l’altra quella degli appalti pubblici che dilapidano le casse delle Stato”. Tagliando si può ridurre la pressione fiscale, spiega Bonafede. Una delle priorità è “l’abolizione dell’Imu sulla prima casa” e “una ampia defiscalizzazione, ad esempio per quelle imprese che assumono giovani”. Anche sull’Irap il Movimento di Grillo vuole “intervenire eliminandola”. Sull’Iva la priorità è che “le imprese la paghino soltanto a incasso avvenuto”. Niente condoni, però: “Non solo per un discorso economico – conclude Bonafede – ma di messaggio sociale, per cui i furbetti comunque si salvano”.
DI PIETRO (RIVOLUZIONE CIVILE): “PREMI AD AZIENDE CHE NON VANNO VIA”. Da Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, da cui arriva la proposta di un ‘premio fiscale per le imprese‘: “Siamo favorevoli ad una defiscalizzazione per le aziende che investono in ricerca, sviluppo e innovazione e assumono a tempo indeterminato – spiega il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro – cominciando con la riduzione dell’Irap”. Ma a una condizione: “L’impegno a non delocalizzare”. “Siamo contrari a ogni forma di condono – spiega l’ex alleato del Pd – semplicemente perché sarebbero i furbi a dettare legge”. Sull’Imu prima casa, conclude Di Pietro, “va abolita” e “sostituita con una patrimoniale sui grandi patrimoni”. Mentre la prima aliquota Irpef dal 23% “va portata al 20%”.
TUMIETTO (FARE): “DIMINUIRE DA SUBITO L’IMPONIBILE IRAP”. Riduzione con l’accetta sulla spesa pubblica per tagliarla in cinque anni di almeno 6 punti percentuali sul Pil e così abbassare le tasse di almeno 5 punti in 5 anni. Spiega il programma di Fare per fermare il declino Patrizio Tumietto, avvocato e candidato alla Camera: “Il primo passo deve essere la dismissione delle spese inutili dello Stato: ce ne sono talmente tante che c’è l’imbarazzo della scelta”. Quindi passare a ridurre le tasse: “L’obiettivo è l’abolizione in cinque anni dell’Irap cominciando da una diminuzione dell’imponibile” e la riduzione dell’Irpef di almeno il 30%, a favore di imprese e lavoro. Sull’Imu, Tumietto è categorico: “Non si può eliminare ma deve andare ai comuni”. Condoni no, patrimoniale sì “ma la paghi lo Stato”. (Feg/Vic)