L’ultimo sberleffo della stampa estera alle elezioni italiane è il Gioco dell’Oca del tutti alla casella di partenza (o, magari, tutti a casa?). Il Guardian cerca di spiegare così ai lettori le varianti all’esito del voto: certo, per i compassati sudditi di Sua Maestà sono cose complicate, perché da loro si va alle urne, uno vince, la regina lo chiama, quello forma il governo e se ne riparla dopo quattro anni.

Sul sito del giornale britannico, anche gli italiani possono esplorare le alternative del dopo elezioni: “Vai a destra, a sinistra, o torna al punto di partenza”, ci guida il Guardian, analizzando gli sbocchi di quelle che il tedesco Tagesspiegel –uno per tutti, perché il giudizio è unanime- definisce consultazioni europee, dato che “non ci sono più in Europa elezioni nazionali”.

Sono cinque gli esiti che il Guardian presenta come più probabili per le politiche italiane, ognuno dei quali corrisponde a una casella da cliccare: 1- la sinistra vince sia alla Camera che al Senato (ed è tutto semplice); 2- la sinistra vince alla Camera, perde al Senato; 3- la sinistra vince alla Camera e al Senato non c’è nessuna maggioranza evidente; 4- la destra vince alla Camera, ma la sinistra vince al Senato, 5- la destra vince al Camera ma non ha la maggioranza al Senato neppure con Monti.

Da ogni casella, si diramano ulteriori percorsi, ognuno dei quali conduce a una possibile soluzione finale. Ad arricchire il quadro, ci sono i ritratti –non proprio lusinghieri– di vari leader, da Bersani Berlusconi, passando per Monti, Vendola e Grillo. Per altri eroi di casa nostra, non c’è spazio.

Magari beffardo, il gioco del Guardian testimonia quanto questa campagna italiana sia stata seguita, nell’Unione, con un’attenzione e persino un’apprensione straordinarie. Un po’ per l’interdipendenza fra i Paesi dell’Ue, soprattutto fra quelli dell’euro; e un po’ perché davvero molti pensano, non solo nelle redazioni, che l’esito del voto italiano possa essere decisivo per il consolidarsi della stabilità dell’Eurozona e per un radicamento della fiducia, che è un ingrediente della ripresa indispensabile.

I media internazionali mostrano curiosità intrisa di uno scetticismo comprensibilmente irritante, ma non certo inconsueto, nei confronti dell’Italia tutta, di partiti e coalizioni, dei loro leader. Le lezioni d’Europa impartite con algidità dalla stampa britannica –sic!- e quelle di rigore della stampa tedesca paiono fatte per suscitare reazioni opposte in un’opinione pubblica che le ascolta con ovvio fastidio.

Ma un elemento di riflessione costante lega l’attenzione mondiale, politica, economica e mediatica, per le elezioni italiane e una speranza accomuna l’America e l’Europa: che l’Italia esca dalle urne ancora europea, anzi più europea, nonostante le sirene del ritorno al passato e quelle di una antistorica autarchia.

La Berliner Zeitung vede l’Europa in apprensione per l’Italia. E Tagespiegel scrive che gli italiani “soffrono sotto il peso del rigore europeo e votano chi lo combatte più duramente”. L’Economist titola “Quando i cinici comandano” e prospetta “due minacce alla stabilità e all’euro”: la prima, Grillo, un cui successo potrebbe provocare uno stallo e innescare nuove elezioni; la seconda, più probabile, “un governo con una risicata maggioranza, in balia d’una manciata di senatori flessibili” –leggasi: pronti a vendersi al miglior offerente-.

Wolfgang Munchau, l’editorialista del Financial Times che un mese fa scriveva che Monti “non è l’uomo giusto per l’Italia”, torna alla carica sullo Spiegel e non salva (quasi) nessuno. “Quale sarebbe il miglior risultato per la stabilità dell’euro? … Forse un successo di Bersani?” Dipende… Una vittoria schiacciante sia alla Camera che al Senato sarebbe l’ideale, “ma non accadrà”. E, allora, vediamo dove ci porta il Gioco dell’Oca.

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