Il presidente della Repubblica ha manifestato al Papa non solo "la gratitudine del popolo italiano” per la “vicinanza in momenti cruciali”, ma ha anche assicurato “l'affetto con cui il popolo continuerà ad accompagnarlo nei prossimi anni”
“Pregherò per l’Italia“. È un saluto e un congedo insieme quello che Benedetto XVI ha rivolto in Vaticano, a Giorgio Napolitano. Udienza privata di circa venti minuti fuori da ogni rigido protocollo per due vecchi amici che stanno per andare in “pensione”. Il presidente della Repubblica era accompagnato dalla moglie Clio che si è rivolta al Papa dicendo: “Santità, so che sono giorni difficili”. Clima di grande familiarità e di forte commozione nella Biblioteca privata al secondo piano del Palazzo Apostolico vaticano durante l’incontro tra due capi di Stato che negli ultimi sette anni hanno imparato ad ascoltarsi e a condividere le loro visioni politiche soprattutto sul ruolo dell’Europa. “Signor Presidente, ha trovato il tempo di venire a salutarmi” ha esordito il Papa vedendo Napolitano sulla soglia della porta. “No, – ha replicato il capo dello Stato – è lei che mi ha dato l’opportunità di rivederla”. Il presidente della Repubblica ha raccontato a Benedetto XVI della sua prossima visita in Germania e gli ha donato un’edizione rara dei “Promessi Sposi”. Il Papa ha ricambiato regalando al capo dello Stato una stampa.
Il penultimo incontro tra Ratzinger e Napolitano risale a poche settimana fa, il 4 febbraio scorso, in occasione del concerto offerto dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede per l’84° anniversario dei Patti Lateranensi. Prima che le note iniziassero a risuonare nell’aula Paolo VI, il capo dello Stato e il Papa si erano a lungo intrattenuti in una saletta riservata. “In queste sette anni – sottolineò Benedetto XVI al termine del concerto – ci siamo incontrati più volte e abbiamo condiviso esperienze e riflessioni”. In quel penultimo colloquio, raccontò a Porta a Porta Napolitano, “ho avuto l’impressione di una persona molto affaticata, molto provata. E poi, quando nella sala Nervi, nell’aula Paolo VI, dopo che io ho rivolto qualche parola presentando il concerto, il Papa mi ha così affettuosamente salutato ponendomi la mano sulla spalla, quasi abbracciandomi, pensavo che fossi solo io prossimo a partire. E invece lo era anche lui…”. Un doppio choc per il presidente della Repubblica che ha chiesto di poter salutare per l’ultima volta Benedetto XVI. Un gesto quello del Papa definito da Napolitano “di straordinario coraggio e di straordinario senso di responsabilità. Anche il tenere sulle proprie spalle un mandato così straordinariamente impegnativo, com’è quello del Pontefice della Chiesa cattolica – per il capo dello Stato – deve fare i conti con il prolungarsi della vita, e il prolungarsi della vita non sempre in condizioni egualmente sostenibili. Quindi, grande coraggio, grande generosità e, da parte mia, moltissimo rispetto”.
Prima di ricevere il presidente della Repubblica, il Papa, al termine degli esercizi spirituali iniziati domenica scorsa, aveva ringraziato la Curia romana ”per questi otto anni in cui avete portato con me, con grande competenza, affetto, amore, fede, il peso del ministero petrino. Rimane in me questa gratitudine – ha detto Benedetto XVI parlando a braccio nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano – e anche se adesso finisce l’esteriore visibile comunione rimane la vicinanza spirituale, rimane una profonda comunione nella preghiera. In questa certezza – ha proseguito Benedetto XVI – andiamo avanti, sicuri della vittoria di Dio, sicuri della verità, della bellezza e dell’amore”. “Il maligno – ha concluso Benedetto XVI commentando le meditazioni per il ritiro predicate quest’anno dal cardinale Gianfranco Ravasi – vuole sempre sporcare la creazione per contraddire Dio e per rendere irriconoscibile la sua verità e la sua bellezza”.