Il sindaco di Arconate, senatore ed ex sottosegretario, in corsa per Pirellone e Senato, nel mirino dell'opposizione per i termini del bando che ha assegnato l'appalto per una residenza per anziani. Andato a un ente presieduto dal direttore generale della Fondazione Mantovani
La sanità lombarda ce l’ha in tasca, in casa, in famiglia. Mario Mantovani, senatore Pdl, fedelissimo di Berlusconi e sindaco di Arconate dal 2001, è il più accreditato assessore alla sanità lombarda in caso di vittoria del centrodestra. Una passione coltivata negli anni, fin dal 1996, quando apre la fondazione Mantovani, specializzata nella costruzione e gestione di case di riposo per anziani, con quattro strutture aperte finora nella zona. Una passione, quella dell’assistenzialismo, che il senatore coltiva anche nei confronti dei giovani, tanto che tra Bellaria e Igea Marina l’ente di famiglia ha una serie di residenze e colonie estive. Proprio qui pochi giorni fa sono stati messi i sigilli a uno dei suoi cantieri per presunti “abusi edilizi”, subito ricondotti dai fedelissimi di Arconate a un ‘fermo tecnico’: “Sono i rischi di chi lavora e non si ferma”, commentano.
Del resto il senatore Pdl sembra l’uomo giusto per garantire la continuità e l’eccellenza che Roberto Maroni promette ai lombardi nel sistema sanitario già fiore all’occhiello del regno di Roberto Formigoni. Quella che il Celeste chiama “eccellenza”, ma che deve fare i conti con le inchieste giudiziarie, la spending review e gli accorpamenti degli ospedali. A non conoscere crisi, però, è proprio il settore delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) per anziani, finanziate in parte dal Sistema sanitario nazionale e in parte dagli utenti. Tra il 2003 e il 2009 i posti letto disponibili sono aumentati del 19,2%, con Milano a guidare la classifica tra le province lombarde (studio Cergas Bocconi – I costi della vecchiaia).
Un incremento che non ha toccato il Comune di 6mila abitanti guidato da Mantovani, dove manca una residenza per anziani, promessa però in campagna elettorale. E così nel 2011 arriva il bando per la “progettazione, realizzazione e gestione funzionale” della struttura. A partecipare è un unico soggetto, che si aggiudica la gara l’anno seguente. Il nome è impegnativo: Opera Pia Castiglioni Srl, società nata nel febbraio 2012 e presieduta da Michele Franceschina. Quest’ultimo è un vero specialista del settore e presiede anche una onlus, la Sodalitas, fondata nel 1990 proprio da Mantovani. Tutti incarichi che non gli impediscono di vestire anche i panni di direttore generale della stessa Fondazione Mantovani, della quale il senatore Pdl ha lasciato la presidenza nel 2008, quando entra a palazzo Madama e viene nominato sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e Trasporti, per evitare conflitti d’interesse. La continuità familiare è lasciata nelle mani di altri esponenti della sua famiglia, tra cui la sorella che siede in cda.
Nello stesso anno, in Comune, i consiglieri di maggioranza che lo appoggiano si dimettono prima di metà mandato, permettendogli così di ricandidarsi per la terza volta come sindaco, ruolo che ricopre tuttora. Tutti questi impegni sul fronte amministrativo, politico e imprenditoriale sollevano però alcuni interrogativi che ai giorni nostri si concretizzano in un esposto in Procura, presentato dai consiglieri di minoranza di Arconate. A insospettirli è stato proprio il bando per la casa di riposo e, in particolare, il costo a cui il Comune ha ceduto l’area verde, in pieno centro storico, per permettere a chi ha vinto la gara di costruire la struttura per anziani. “Se dalle casse comunali sono usciti circa 900mila euro, tra valore dell’area e mutuo a suo tempo per comprarla, come mai la giunta vende l’area a 463mila euro?”, si chiedono i consiglieri.
Un’iniziativa che il primo cittadino non gradisce affatto, al punto di incaricare un legale di seguire la vicenda e visionare l’esposto. “Avete scomodato la magistratura per verificare se le cose sono fatte per bene”, aveva chiosato Mantovani in consiglio comunale alla vigilia di Natale. E in effetti di indagati per ora non ce ne sono, mentre a ricevere l’incarico di consulente legale del Comune è stato Roberto Lassini. L’avvocato, già noto alle cronache come l’autore dei manifesti “Fuori le br dalle Procure”, ha varcato la soglia del tribunale, senza però portare a casa nulla.
Intanto per Mantovani, che corre contemporaneamente per il consiglio regionale lombardo (primo nella lista Pdl) e per il Senato, si è aperto anche un fronte interno. Quello con il presidente della provincia di Milano, Guido Podestà, che non compare in alcuna lista. E che dalle pagine del Corriere della Sera aveva criticato il coordinatore regionale Pdl: “In Lombardia sono escluse quelle componenti del partito che non rispondono a Cl o allo stesso Mantovani”. Con quest’ultimo che, ricorda L’Espresso in edicola oggi, è stato abbondantemente sostenuto da Formigoni, con fondi alle sue strutture sanitarie stimabili in 6 milioni l’anno dal 1997 in poi.