Chiarimenti per votare informati. A causa dei diversi sistemi di votazione – e premi e sbarramenti – circolano ragionamenti e propositi spesso infondati. E ipotesi troppo esagerate per eccesso o per difetto sui rapporti di forza. Ad esempio ci sono elettori 5 stelle alla Camera e/o al Senato che sembrano convinti di vincere – nel senso di conquistare il premio di maggioranza – il che è palesemente impossibile.
Oppure che sono convinti che comunque vinca il centrosinistra, e che quindi non esista il pericolo Berlusconi: il che è più probabile, ma non così certo. In alcune regioni, come è noto, ci si giocherà il premio al Senato per pochissimi voti tra Pd–Sel e Pdl–Lega. Chi vota 5 stelle – soprattutto al Senato – considera irrilevante che vinca Bersani o Berlusconi, pur di far eleggere un senatore di opposizione in più? Forse è così. Per quanto riguarda il voto a Ingroia, i suoi sostenitori si affannano a polemizzare contro l’idea del voto utile, come se fosse una invenzione strumentale degli avversari. Ma sono i meccanismi delle leggi elettorali a creare il tema del voto utile, ed è così in tutto il mondo, ovunque si tiene conto anche di un calcolo delle probabilità. Lo sbarramento dell’8% al Senato è Regione per Regione ed è irraggiungibile per la lista Ingroia. In questo caso non solo si rischia che Pdl-Lega se ne avvantaggino, ma non si produce neanche un rappresentante di opposizione. Sulla Camera è difficile dirlo, se possono raggiungere il 4%. Io non credo, ma potrei sbagliare. Per questo c’è anche chi vota Sel per prudenza, se non per entusiasmo, per avere comunque una sinistra nel prossimo Parlamento. E nella maggioranza.
E che dire dei candidati? Dopo tutta l’attenzione al tema Porcellum, se ne parla poco. Troppo poco.Oppure non si tiene conto della classifica e delle probabilità. Sento qualcuno che vota Pd al Senato perché al posto x c’è l’amica y. Ma bisogna vedere che posto è, e quindi che senso ha il voto. Potrebbe trattarsi di un candidato comunque garantito, oppure che va su solo se scatta il premio di maggioranza, e in tal caso tanto vale votare Sel che glielo fa scattare lo stesso. C’è una vera competizione – ma non se ne parla – al Senato tra i primi candidati di Sel e gli “ultimi” del Pd nel caso in cui scatti il premio di coalizione. Per “ultimi” intendo per esempio – se parliamo di Lombardia dove il premio è di 27 – il venticinquesimo,ventiseiesimo ventisettesimo e forse anche ventiquattresimo che potrebbero essere scalzati dai primi di Sel se questa passa il quorum del 3%. E viceversa.
Guardate quanti sono i seggi del premio nella vostra regione e ragionate sul Senato. Dove – in ogni caso – nessun voto alle liste minori della coalizione va disperso, perché, anche se non passano il 3%, il voto viene riportato alle liste alleate. Per quanto riguarda i candidati alla Camera il discorso è più complesso, perché per determinare chi sarà eletto si terrà conto sia del risultato nazionale che locale. Posso solo ipotizzare che la lista Ingroia difficilmente – se passa il 4%- ne elegge più di uno per circoscrizione perché difficilmente ne prende più di 20 in tutto. Alla Camera, comunque, il voto può servire a spingere anche un candidato lontano, perché migliora il quoziente nazionale del partito.
Infine, in Lombardia e Lazio ci sono le Regionali in cui il sistema è piuttosto diverso, non ci sono sbarramenti fissi e ci sono le preferenze. Richiede altri ragionamenti, e consente il voto disgiunto, che a Camera e Senato non si può fare.