Milano chiude in rialzo dopo aver virato in negativo alla luce delle prime proiezioni sul voto, che hanno dato in vantaggio il centrodestra. Guadagnava invece il 4% in seguito agli exit poll, che segnalavano il centrosinistra al primo posto. Il cambio di rotta ha frenato anche Mediaset, dal 10 allo 0,7%, poi sospesa per eccesso di volatilità
Le elezioni politiche hanno fatto impazzire i mercati, con Piazza Affari che ha chiuso in rialzo dello 0,73 per cento una giornata caratterizzata da grande nervosismo. L’altalena è iniziata nel primo pomeriggio quando gli exit poll, che davano in vantaggio il centrosinistra, hanno fatto schizzare i listini a oltre +4 per cento e crollare lo spread a 254 punti. Le prime proiezioni sul voto, che hanno ribaltato le previsioni segnalando il centrodestra al primo posto in Senato, hanno invece fatto frenare bruscamente i listini, facendo virare Piazza Affari in negativo a -0,7 per cento e impennare lo spread a oltre 300 punti, per poi chiudere a 293.
Durante la giornata i riflettori sono stati puntati sul titolo Mediaset, il gruppo televisivo della famiglia Berlusconi, che è stato sospeso per eccesso di volatilità dopo avere guadagnato oltre il 10 per cento ed essere successivamente crollato a +0,7 per cento, per poi chiudere in rialzo dell’1,19 per cento. Il vantaggio del centrodestra segnalato dalle prime proiezioni ha fatto virare in negativo anche Wall Street. Il Dow Jones perde infatti oltre lo 0,4 per cento, dopo avere aperto a +0,16 per cento, e lo S&P scende dello 0,37 per cento.
L’esito iniziale degli exit poll aveva portato ottimismo tra le Borse europee, che hanno chiuso in rialzo: Londra ha terminato guadagnando lo 0,3 per cento, Francoforte a +1,45 per cento e Parigi a +0,41. Tornando a Piazza Affari, il calo dello spread causato dai primi exit poll ha fatto schizzare i bancari, guidati dal titolo Unicredit sospeso dopo aver registrato un rialzo dell’8 per cento. L’ottimismo è stato evidente anche tra gli investitori delle altre banche: Mediobanca ha guadagnato il 5,8 per cento prima di chiudere a +1,72 per cento, Intesa Sanpaolo il 5,13 per cento prima di terminare a +0,82 per cento e perfino Monte dei Paschi di Siena avanzava di oltre il 5 per cento, prima di finire la giornata virando in negativo alla luce delle proiezioni che hanno invertito le previsioni elettorali.
Ad agitare ulteriormente gli investitori è arrivato nel pomeriggio il taglio di rating di Fitch su Fiat, che ha chiuso in calo dello 0,14 per cento. Il downgrading della società automobilistica (a BB- da BB, con outlook negativo) riflette, secondo l’agenzia di rating, la debolezza dei risultati della società, con esclusione di quelli di Chryrler, in particolare per quanto riguarda il mercato europeo.
Resta quindi alto il nervosismo a Piazza Affari dopo che settimana scorsa aveva perso l’1,56 per cento a causa della forte incertezza in vista delle elezioni. Lo spoglio dei voti e l’altalena dei mercati ha influito anche sull’euro, che ha perso terreno sul dollaro a 1,317. E il mercato si domanda adesso se i timori sul nuovo governo italiano influenzeranno le prossime vendite di titoli di Stato, dopo quelle positive di oggi. Il Tesoro ha infatti assegnato in mattinata, prima dello spoglio dei voti, Ctz per 2,82 miliardi di euro, poco meno del target massimo di 3 miliardi, con un rendimento in rialzo all’1,6 dall’1,4 per cento dell’asta di gennaio e una domanda in rialzo che ha superato l’offerta di 1,65 volte raggiungendo i 4,63 miliardi.
Domani è invece prevista un’offerta di Bot per oltre 8 miliardi e mercoledì il Tesoro ha disposto l’emissione di altri Btp a 5 e 10 anni. Un segnale negativo proviene dall’andamento del rischio collegato al debito del Paese misurato dai credit default swap. I cds, una forma particolare di derivati per assicurare i titoli di Stato, sono infatti saliti la settimana scorsa, toccando alla vigilia del weekend pre elettorale quota 250 punti. Un dato che resta molto alto, ben oltre gli 84 punti dei titoli francesi e i 42 punti della Germania, ma sotto i 263 punti della Spagna e i 4.205 della Grecia.