Gelo in via Rivani a Bologna, sede del Pd. Pochissimi i militanti arrivati a dare supporto a quella che pareva essere una vittoria annunciata. I democratici sono ancora primo partito e la coalizione di centrosinistra vince al Senato e alla Camera in Emilia Romagna, ma l’umore è quello dei giorni peggiori. “Ormai è chiaro che Beppe Grillo non è più un fenomeno solo dell’Emilia Romagna”, a rompere il silenzio dalla sede Pd è Stefano Bonaccini, segretario regionale.

Pd Emilia Romagna: 'Grillo qui non ci toglie più voti'
www.ilfattoquotidiano.it/emilia-romagna/ - Il segretario regionale Stefano Bonaccini analizza il voto sulla via Emilia e il sindaco di Bologna apre a Grillo: 'Ci dicano se vogliono un governo'. Video di David Marceddu
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“Noi in regione resistiamo al colpo, e il risultato intorno al 40% è quello che in un certo senso avevo previsto”. Un’Emilia che regge la grande delusione della compagine di centro sinistra, ma che sembra a distanza preveggente per quella che è la vera sorpresa delle elezioni 2013: il Movimento Cinque Stelle. “Il fenomeno Grillo, – continua Bonaccini, – si è esteso in tutto il paese. In altri casi toglie soprattutto al Pd come aveva fatto qui in passato, mentre da noi sembra non togliere quasi più molti voti. Penso alla Liguria e a tante altre regioni italiane. Certo non è confortante, ma è il dato d’analisi più realistico che possiamo fare”. 

Una posizione condivisa dal segretario provinciale Raffaele Donini: “A preoccuparci oggi non è il Pd, ma il paese”. E se qualcosa deve essere fatto, l’Emilia Romagna può dare una mano dice, perché: “In regione, grazie anche al nostro risultato il Movimento Cinque Stelle non ha le stesse performance che a livello nazionale. Qui lo tsunami Grillo si è fermato. E sentiamo ancora maggiore la responsabilità”.

La diretta con gli spogli elettorali nella sede bolognese del Pd era cominciata alle ore 16 dove, dopo il tiepido entusiasmo iniziale, era sceso il gelo. Una sala stampa deserta e tre differenti televisioni in collegamento lo spettacolo che si presentava ai giornalisti. Nel corso delle prime due ore compaiono solo Sergio Lo Giudice, candidato al Senato e Vinicio Zanetti, segretario regionale dei Giovani Democratici.

Nessuna dichiarazione, solo teste basse che osservano i risultati in silenzio. Poi l’intervento di Bonaccini: “Non ho sentito Bersani e mi sembra assolutamente prematuro parlare di dimissioni o riflessioni interne al partito. Posso dire che non sono soddisfatto. Speravamo di avere a livello nazionale un risultato che ci potesse dare la maggioranza, almeno alla Camera”. La realtà sembra invece delle più instabili: “Al Senato andiamo incontro all’ingovernabilità. Puntavamo sul recupero di Sicilia, Lombardia e tante altre regioni. Va preso atto che la proposta di Italia Bene Comune non solo non sfonda, ma non convince. A questo punto mi chiedo in questo paese che cosa bisogna fare perché la destra perda in alcune regioni chiave”. Sbigottimento e sorpresa, per quello che è lo scenario peggiore per il segretario regionale: “Non dimentico però che la democrazia è fatta di un voto dei cittadini, e per fortuna è ancora così. Ha votato ancora tanta gente, almeno in Emilia Romagna con una partecipazione buona. Ma di sicuro mi aspettavo uno scenario finale differente”.

Nella sala vuota rimbombano i risultati scanditi ad ogni ora. È presto per vedere sostenitori o politici presentarsi alla diretta dello spoglio, ma l’impressione è che il gelo durerà ancora a lungo. E in testa Stefano Bonaccini ha solo domande: “Io mi chiedo che cosa succederà nei giorni prossimi, che paese avremo stasera e domattina? Adesso cosa succederà? Faremo una nuova legge elettorale? Magari si può pensare di tornare a votare anche solo per il Senato. Aspettiamo”. L’appiglio è il risultato locale, che possa essere una delle poche zattere per una soluzione tempestiva: “La nostra è comunque una delle regioni in cui non possiamo dire che il Partito Democratico ha avuto problemi. Non mi piace ragionare così, ma non azzardiamo previsioni o affermazioni sul futuro. Siamo cauti”. E tra tante insicurezze, la certezza che il presidente dell’Emilia Romagna Vasco Errani, a pochi giorni dalla chiusura della campagna elettorale dato per “quasi ministro” del governo Bersani, resterà a Bologna. Il primo di una lunga lista di candidati che dovrà vedere le sue intenzioni al ribasso.

Verso le 22.30 anche il sindaco di Bologna Virginio Merola scende nella sala d’accoglienza deserta per commentare il risultato: “Secondo me a questo punto Bersani ha il diritto e dovere di fare una proposta di governo, di farla al parlamento e al paese. Se la proposta viene presa in considerazione sulla base di un programma per fare delle riforme indispensabili (a cominciare dalla legge elettorale), si può formare un governo”. E’ escluso un qualsiasi accordo con Berlusconi, almeno secondo il sindaco che dice: “Quello che non si può fare è un governissimo con questa destra impresentabile. Il sistema di coalizione è già stato sperimentato con i risultati che sappiamo”. La porta aperta è verso il Movimento Cinque Stelle: “Sono in parlamento, con un loro programma, e devono assumersi le responsabilità di dire se vogliono formare un governo o meno. Altrimenti noi non cercheremo un accordo con Berlusconi”. 

Se i risultati dovessero essere confermati, ad entrare al Senato sono i primi tredici candidati dell’Emilia Romagna: Josefa Idem, Maurizio Migliavacca, Claudio Broglia, Cecilia Guerra, Rita Ghedini, Giorgio Pagliari, Francesca Puglisi, Maria Teresa Bertuzzi, Gian Carlo Sangalli, Stefano Vaccari, Leana Pignedoli, Sergio Lo Giudice, Stefano Collina. Per la Camera invece si dovranno aspettare i dati finali per poter calcolare il peso effettivo di Sinistra Ecologia e Libertà per la spartizione dei posti.

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