Cinquanta e cinquanta. Il colosso bancario americano Goldman Sachs non si sbilancia sui risultati che inizieranno a circolare a partire da oggi pomeriggio. Quello che si augurano i mercati si è capito nelle ultime settimane: una maggioranza stabile alla Camera e al Senato, guidata dalla coalizione di centrosinistra, con o senza Monti. L’importante è che si possa continuare sulla strada del rigore e delle riforme. Ma sarà possibile?

In base alle analisi di Goldman Sachs, riportate ieri da Business Insider, con una coalizione di centrosinistra stabile lo spread tra BTP decennali italiani e Bund tedeschi potrebbe scendere di ulteriori 50-75 punti base, fino al 2,3-2,1%, contro il 2,80% di oggi e il 5,74% raggiunto il 9 novembre del 2011, nelle ultime ore del governo Berlusconi. La vittoria del centrosinistra è data come probabile, ma altrettanto probabile potrebbe essere un Parlamento in bilico, con un lungo periodo di volatilità dei mercati “nel periodo che sarebbe necessario per raggiungere un accordo tra i gruppi parlamentari”. In quel caso, secondo Goldman Sachs, gli scenari possibili sarebbero due: un governo di unità nazionale per approvare una nuova legge elettorale o nuove elezioni. Il “governissimo” avrebbe il supporto delle forze moderate e “forse anche di Grillo”, azzarda l’analisi della banca americana. Sarebbe comunque un governo di transizione, destinato a durare 1-2 anni e guidato probabilmente da Mario Monti. “I mercati sarebbero molto nervosi fino a quando si troverà un accordo. Ci sarà una fase di elevata volatilità e gli spread si apriranno ulteriormente. Poi – una volta che si sarà costruita una coalizione – “i Btp potrebbero stabilizzarsi sui livelli attuali”.

La prospettiva di nuove elezioni sembra essere più remota, anche perché “non avrebbe senso indire nuove elezioni con l’attuale legge elettorale”. Ma Goldman si esercita anche su questa possibilità. Con nuove elezioni in vista lo spread BTP-Bund tornerebbe ai livelli horror visti nel novembre del 2011 (550 punti base o 5,5%), con un governo provvisorio costretto a supplicare l’intervento della Banca Centrale Europea per sostenere i titoli di stato italiano sul mercato secondario. Uno scenario ancora peggiore, dato però per poco probabile, sarebbe una vittoria di Berlusconi e della sua coalizione di centrodestra, che per i mercati significherebbe tornare in pieno nella catastrofe finanziaria del periodo pre-Monti.

A preoccupare gli osservatori internazionali è anche la bassa affluenza al voto. “E’ possibile che molti sostenitori dei partiti centro-sinistra, che non ispirano grande passione, siano rimasti a casa”, commenta Business Insider, “mentre i partiti di protesta (come il Movimento Cinque Stelle) potrebbero avvantaggiarsi di un calo dei votanti”. Ma si tratta solo di ipotesi, per un esito elettorale che per tutti appare estremamente incerto.

“Se, come indicano alcuni sondaggi, il parlamento sarà in bilico, i mercati potrebbero svegliarsi domani senza che ancora si sappia la composizione del nuovo governo”, commenta oggi il Financial Times. Che riprende una dichiarazione di Guido Rosa, presidente dell’Aibe, associazione delle banche estere in Italia: “un governo stabile sarebbe una sorta di miracolo”. Se l’instabilità fosse davvero il leitmotiv di queste elezioni, le reazioni dei mercati potrebbero essere semplicemente in continuità con quanto si è già visto sui mercati nelle scorse settimane, con l’indice della borsa italiana in picchiata e lo spread di nuovo sopra i 300 punti base. Un antipasto amaro, basato molto probabilmente sui “sondaggi riservati, commissionati da investitori e politici” e citati oggi dal Financial Times, che darebbero il M5S in forte ascesa e il centrodestra di Berlusconi confinato in un “umiliante terzo posto”, che “solleverebbe dubbi” (se ancora ce ne fosse bisogno) sulla leadership del cavaliere. 

 

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