Ma dove si vuole andare con risultati elettorali che fanno cantare vittoria a personaggi come il piduista Fabrizio Cicchitto? Il risultato delle votazioni politiche 2013, al di là delle percentuali prese da ciascun partito, parlano di un unico dato di fatto: si delinea infatti un periodo di grande instabilità e la necessità fondamentale di questo Paese, prima di qualsiasi altro fattore, è una nuova legge elettorale.
Per quanto mi riguarda, con gli attuali risultati, da candidato indipendente del Pd è probabile che diventerò deputato. Ma la mia presenza alla Camera, in queste condizioni, che valore può avere? Come sarà possibile portare avanti istanze come quelle per cui mi sono messo in gioco, come l’abolizione del segreto di Stato su fatti di strage di terrorismo o la tutela delle vittime di qualsiasi reato, non solo quelli di criminalità politica?
Ecco, in tempi non sospetti, ben prima delle primarie di fine dicembre 2012, dicevo che la riforma della legge elettorale era indispensabile. Aver invece sorvolato su questa imprescindibile esigenza ha portato alla situazione attuale ed è evidente che i meccanismi del porcellum non fanno che premiare chi ha avuto un ruolo fondamentale nel ridurre l’Italia alla sua condizione attuale.
Inoltre – meno urgente, ma altrettanto utile per capire i movimenti degli elettori – c’è un altro discorso da affrontare: l’inadeguatezza del sistema dei sondaggi. Secondo quelli che mi sono stati consegnati nei giorni scorsi, il Pd avrebbe dovuto avere un vantaggio alla Camera di 7 punti percentuale. Certo, si segnalavano problemi in Regioni importanti come la Sicilia e la Lombardia, ma la realtà dei fatti a scrutinio avviato attesta che il vero risultato sta in tutt’altri termini. Forse, dunque, è necessario a quanto punto rivedere anche i meccanismi che tentano di fotografare in anticipo lo stato del Paese.
L’assenza di questi due punti – con evidente e improrogabile rilevanza della nuova legge elettorale –, se verranno evasi ancora, non faranno altro che bloccare una volta di più il Paese, ancora in balia ai piduisti di cui sopra e ai loro sodali.