Nonostante fosse stato giudicato innocente, non voleva più far parte di quel mondo. Così si è seduto a tavolino e ha cominciato a scrivere. Ormai ha all’attivo a tredici titoli (da tre milioni di copie vendute) e di fatto può ritenersi l’inventore della fiction “burocratica”. Sesso, potere e denaro che si mescolano alla vita dei funzionari di più o meno alto livello dell’ex impero di mezzo. Non sono tutti corrotti. Nel libro ci sono anche diversi personaggi che vogliono mantenersi puliti. Difficile che ci riescano, il prezzo da pagare è spesso troppo alto.
A suo dire, “chiunque senta la parola ‘trono’ viene scosso da un brivido. […] Non è un’esagerazione affermare che da quando il trono è assurto a simbolo di identità, di status e di potere, ovvero dai tempi dei barbari, è diventato in qualche modo anche un simbolo fallico. Le poltrone sono un campo di battaglia. Quando ti ci siedi sei solo un essere umano, un funzionario, che deve fare carriera. Mantieni il tuo posto e avrai un futuro radioso, perdilo e ti ritroverai nella tana del leone. Non mi credete? Provateci!”