All'uscita del tribunale di sorveglianza di Bologna trenta agenti del Sap hanno atteso l'esito dell'udienza per l'incarcerazione, o meno, di Enzo Pontani, uno degli assassini del ragazzo ferrarese per esprimergli la loro solidarietà
Un presidio di solidarietà con tanto di applauso all’uscita dall’aula è stato organizzato dal sindacato di polizia al tribunale di Bologna per uno degli agenti condannati per la morte di Federico Aldrovandi. ”Siamo qui per dare vicinanza a un collega che era intervenuto per un fatto di servizio ha dovuto subire 36 udienze e purtroppo è stato condannato”, spiega Stefano Paoloni, segretario nazionale del Sap, il Sindacato autonomo di polizia.
Il tribunale di sorveglianza di Bologna dopo l’udienza si è riservato come prassi e la decisione se mandare in carcere Enzo Pontani, il poliziotto condannato insieme a suoi tre colleghi per omicidio colposo per la morte di Federico Aldrovandi arriverà nei prossimi giorni.
Intanto gli altri tre poliziotti condannati Luca Pollastri, Monica Segatto e Paolo Forlani, da qualche settimana stanno già scontando in carcere la condanna a tre anni e sei mesi per la morte di Aldrovandi, scontati a sei mesi per via dell’indulto. Per il primo il legale ha fatto ricorso in Cassazione per ottenere misure alternative. Per Segatto e Forlani gli avvocati hanno presentato istanza al magistrato di sorveglianza perché sia applicata la legge ”svuota carceri” con la concessione degli arresti domiciliari.
”E’ dal 1975 a oggi che non venivano concesse le misure alternative come i domiciliari o l’affidamento ai servizi in prova. Ci sembra una sospensione dei diritti civili”, ha detto Paoloni.