Leggevo sul New York Times che decine di membri del Partito repubblicano al Congresso hanno firmato un documento, da depositare dinanzi alla Corte Suprema, a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Tra essi, un tale Jon M. Huntsman, che si è sempre distinto per la sua opposizione al matrimonio gay specialmente nell’ultima campagna elettorale, ha invece deciso che è ora di sottoscrivere un appello al riconoscimento di tale diritto per le coppie gay e lesbiche, perché solo tale riconoscimento, recita il documento, garantisce la libertà e l’uguaglianza che si presumono dovuti in un Paese civile.
Tale mossa segue quella del Governo degli Stati Uniti, che ha ufficialmente optato, sempre dinanzi alla Corte, a favore dell’estensione del matrimonio alle coppie same-sex.
Tanto per capirci: un Presidente che ci tiene al proprio Paese, di un partito che si definisce Partito democratico, chiede a una Corte di cancellare una discriminazione, realizzando una politica che era tra i suoi programmi elettorali e che porterà maggiore libertà e benessere alla popolazione, senza danneggiare nessuno. Questa è la destra americana. La destra, capite? Non stiamo parlando di esseri alieni che, sbarcati da un altro pianeta, ci propongono di vivere sugli alberi o di mangiare sassi – anche se mi rendo conto che qualcuno, neanche troppo povero d’intelletto, ha veramente osato sostenere che dal matrimonio gay discenderebbero conseguenze terribili per l’umanità, compreso l’uragano Katrina, ma si tratta più che altro di un caso da TSO.
E da noi? Da noi l’unico partito (il Pd) che aveva assicurato “le unioni alla tedesca“, ha di fatto perso le elezioni senza neanche avere avuto il tempo di capire cosa fossero esattamente. L’altra compagine politica che forse potrebbe fare qualcosa per la Comunità LGBT è il M5S, dal quale mi aspetto delle sorprese positive in questo senso. D’altro canto, molti esponenti e candidati del M5S hanno aderito, nel corso della campagna elettorale, alle proposte di legge formulate da Avvocatura per i diritti LGBT – Rete Lenford sul matrimonio egualitario, la lotta all’omotransfobia e la modificazione di sesso.
Il mio, tuttavia, è un ottimismo cauto. Cauto anzitutto perché il fatto che il 30% degli italiani abbia ancora creduto in Berlusconi la dice lunga sulle capacità di questo Paese di votarsi realmente al cambiamento. Secondo, il popolo italiano ha confermato la propria fiducia ai detentori di golden share nella società “Omofobia & Co. S.p.A.”, cioé Casini, Buttiglione, Giovanardi, Formigoni e compagni. Quelli per cui essere gay è una malattia, ho-tanti-amici-gay-ma-la-famiglia-no, una-volta-li-mettevano-dentro ecc. Quelli del si-ai-diritti però no a questo, no a quello e a quell’altro. Infine, queste elezioni hanno indebolito i partiti d’ispirazione confessionale (quelli su cui puntava la Cei, per intenderci), che però non sono scomparsi.
Dall’America ci separa non un oceano. Di più. Chissà quanti, leggendo i risultati delle elezioni di ieri, hanno pensato: questo non è il mio Paese.
E leggendo i giornali di altre nazioni, ne hanno una conferma.