Il Partito democratico è riuscito nell’impresa e credo che per questo meriti di passare alla storia come la forza politica che, più di ogni altra, ha saputo contribuire a tenere viva la lunga stagione politica che stiamo vivendo e che, probabilmente, verrà ricordata negli annali col nome con cui già osiamo chiamarla: l’era del berlusconismo.
Ogni volta che Silvio Berlusconi è sembrato prossimo all’estinzione politica, la principale forza del centrosinistra italiano è sempre riuscita a trovare il modo di rinvigorirlo e favorirne uno spavaldo ritorno sulle scene. Anche stavolta che, onestamente, non sembrava davvero possibile.
Sì perché Berlusconi, stavolta, se n’era andato da solo. D’accordo, non proprio da solo. Si era dimesso cedendo alla pressione dell’Europa, dei mercati e della moral suasion esercitata dal Presidente della Repubblica, dopo che, con una maggioranza ridotta all’osso e affossato dagli scandali sessuali aveva condotto il paese, secondo i più, letteralmente sul lastrico.
Rimpiazzato da Monti, si era quasi ritirato a vita privata, restando un passo dietro ad Alfano (o forse, stando alle teorie marionettistiche più accreditate, un passo sopra) in attesa, accorto com’è, di vedere cosa combinavano gli altri prima di prendere una decisione definitiva sul suo futuro. Ma il Pd, non riuscendo a intuirne le intenzioni recondite, si è ritrovato gettato nell’imbarazzo di dover indire delle elezioni primarie al buio.
Berlusconi, che come tutti sanno è uomo generoso e non rifiuta mai un aiuto a nessuno, per sgombrare il tavolo da ogni equivoco dichiarò chiaro e tondo che, se alle primarie avesse vinto Renzi, non si sarebbe ricandidato. A quel punto, nel Pd e nel centrosinistra, con grande sollievo, tutti capirono cosa dovevano fare. O meglio, a voler essere precisi, non proprio tutti. Ma un buon 60% sì. E lo fecero.
Ciò nonostante, l’impresa appariva ancora disperata. Certo, la strada per la ricandidatura del Cavaliere era spianata, ma purtroppo l’opinione pubblica del Paese sembrava averlo abbandonato e il Popolo della Libertà, dilaniato dalle lotte intestine, nei sondaggi non veniva accreditato che di un misero 15%. Bisognava inventarsi qualcosa.
L’idea di appoggiare fedelmente il governo Monti e, contemporaneamente, allearsi con Vendola, che si opponeva con forza al Professore ritenendolo sovrapponibile a Berlusconi – pur buona – di per sé non garantiva il risultato sperato. Ci voleva una trovata geniale in campagna elettorale. Parlare soltanto di sacrifici, tasse e patrimoniali poteva anche andare bene, ma rischiava di suonare un po’ troppo già sentito. Come l’ostinazione a esprimersi attraverso colorite quanto enigmatiche metafore, abitudine però troppo sputtanata da Crozza. Nemmeno lasciare l’agenda della campagna elettorale in mano alle sparate surreali del Silvio nazionale, seppure sperimentato con successo nel passato, appariva risolutivo. C’era bisogno di altro, di qualcosa di più drastico. Come smettere di fare campagna elettorale, sparire, dileguarsi. Ma chi avrebbe notato la differenza?
No. Non poteva bastare. Berlusconi, malgrado avesse iniziato una bella rimonta, rimaneva ancora troppo lontano. Bisognava non solo dileguarsi, ma farlo con un certo stile. Bisognava dichiarare che, anche se il Pd avesse vinto con il 51%, avrebbe governato come se avesse ottenuto solo il 49%, chiedendo aiuto al centro di Monti. Poco importava che Monti continuasse a sbeffeggiare e insultare ogni giorno il Pd: il suo contributo era indispensabile per convincere i potenziali elettori borderline del centrosinistra – e chiunque avesse in mente un radicale rinnovamento – a rivolgersi altrove, tipo al Movimento 5 Stelle.
Io non l’ho fatto e ho votato lo stesso il Pd alla Camera, al Senato e alla Regione. Ma per fortuna del Partito Democratico, non tutti sono come me. Alla Camera la maggioranza è vinta, ma Berlusconi tiene in pugno il paese anche stavolta; è di nuovo lì, a una manciata di voti, a chiedere il riconteggio delle schede come nel 2006; poi, visto che il Senato è ingovernabile, proporrà una Grande Coalizione e tutto andrà a puttane, come piace a noi. Dirigenti, elettori e amici del Pd, coraggio, via quelle facce tristi. È vero, d’accordo: abbiamo quasi vinto le elezioni. Ma di poco!