La sanità che vorrei #avotofatto
Anche questa tornata elettorale ha diviso l’Italia a spicchi: il 25% dei cittadini si è astenuto; il 25% ha votato a destra; il 25% ha votato a sinistra ed il 25% ha votato il Movimento 5 Stelle. La governabilità è praticamente impossibile. L’unica certezza è che gli italiani sono ormai contrari alla politica ed ai politicanti. Il Movimento 5 Stelle, che è l’unica realtà con circa 160 “nuove facce”, ha bisogno di essere aiutato. Occorre non lasciarli soli per poter dire, come ha detto Dario Fo, “si ricomincia”
Questa importante premessa mi ha portato a pensare che occorra ricominciare rifondando la sanità per allontanarla dalle lobby e riavvicinarla ai cittadini-pazienti. Come diceva sempre mia madre: la salute viene prima di tutto. Partiamo da alcuni spunti per una nuova sanità che vorrei.
- Cambiamo il nome di ospedali e case di cura in Casa del Benessere. Il cittadino deve entrare con la speranza di uscire in salute.
- Cancelliamo la dualità tra farmaco e generico, niente doppie linee di produzione, niente generici che hanno bio-disponibilità diversa. Nel 1834 un medico ambulante, il dott. Dulcamara nell’opera Elisir d’amore di Gaetano Donizzetti che venne rappresentata per la prima a Milano, vendeva nelle piazze la sua pozione di specifico. Chiamiamo i farmaci specifici uno ed uno soltanto per ogni patologia.
- Facciamo pagare i farmaci cancellando i ticket per ridurre la “raccolta” familiare ma diamoli gratis a tutti per le terapie croniche, basso reddito e salvavita. Chi sta male è aiutato da chi utilizza farmaci non d’abitudine. Questa è la vera equità sanitaria. Risparmiamo su farmaci con stesse indicazioni clinici e con costi enormemente diversi.
- Mettiamo defibrillatori pubblici ed utilizziamo medici ed infermieri che, in modo gratuito, intervengano dopo essere stati geo-localizzati con i moderni smartphone.
- Facciamo controlli sanitari non sulle cartelle cliniche, come avviene ora con i NOC, ma sui pazienti secondo un criterio randomizzato in modo da controllare il grado reale di intervento sanitario e non solamente l’equità della richiesta di rimborso delle strutture.
- Mettiamo una supertassa sui super alcolici e sul fumo. A volte i pazienti, i consumatori sono da considerare pazienti, bisogna renderli coatti per aiutarli.
- Rifondiamo la medicina di base, oggi deprimente quadro di “scribacchino” statale. Quanti medici di base si fanno sostituire nei loro studi da giovani medici che pagano pochissimo e loro si recano a visite domiciliari a pagamento? Il 70% dei pazienti si recano dal medico di fiducia per farsi scrivere una ricetta, un esame o un intervento e di questi il 30% per scrivere una ricetta per un farmaco di una patologia cronica. Come può, in queste modalità, il medico di famiglia fare il medico e liberare i pronto soccorso da cittadini che potrebbero invece essere “visitati” da loro? Non certo con gli accorpamenti, non è l’apertura 24 ore degli studi che comunque potrebbe essere utile, ma la riduzione delle pendenze burocratiche, che con la salute del cittadino poco hanno a che fare, permetterebbe di ritornare a fare medicina.
L’idea vincente potrebbe essere History Health. Per ridurre il lavoro burocratico, per aumentare il controllo, per ridurre l’elusione fiscale sanitaria, per la portabilità. Solo per un Movimento che ha come fondamento la Rete un’idea basata sulla raccolta dei dati, utilizzando sistemi di memoria moderni, non può che essere vincente ed essere al centro del programma sanitario futuro. Riprendendo ancora le parole di Dario Fo a Milano vi chiedo “fatelo voi per favore”.