“Fare previsioni è difficile, specialmente se riguardano il futuro”. Questa famosa massima, attribuita al fisico danese premio Nobel Nils Bohr, inquadra bene il problema che assilla l’umanità tutta dalla notte dei tempi. Le previsioni sono ad esempio necessarie per l’agricoltura, e per questo si è sviluppato lo studio dei cicli astronomici nell’antichità. Lo stesso metodo scientifico è basato sui test empirici delle previsioni delle teorie nelle scienze naturali. Oggi l’organizzazione della società moderna richiede previsioni sempre più accurate per conoscere con anticipo eventi catastrofici come uragani, tempeste ma anche terremoti, epidemie, tsunami. Inoltre le previsioni sono usate correntemente anche negli studi sociali dove però il test di una teoria non è possibile nello stesso senso delle scienze naturali. In più abbiamo un tipo di previsione che è diventato centrale per la vita politica: quella che riguarda il risultato elettorale. Il ruolo di oracoli è delegato ai sondaggisti: qui da noi, nelle ultime elezioni non hanno dato una bella prova.
Nate Silver è uno statistico americano che nelle elezioni presidenziali del 2008 ha predetto il risultato il 49 stati su 50, sbagliandone uno di solo un punto percentuale. E’ stato per questo inserito nella classifica delle 100 personalità più influenti del mondo. Nelle elezioni presidenziali del 2012 è riuscito a predire correttamente il risultato in tutti gli stati americani tanto che il suo blog sul New York Times ha convogliato un terzo del traffico totale al sito web del famoso quotidiano. Rispetto alle presidenziali americane, dove il risultato è semplicemente binario (bianco/nero) da noi la situazione è molto più complessa. Vi sono ora tre forze politiche che si equivalgono ed una più piccola. Inoltre vi sono una serie di partiti che, pur non essendo entrati in Parlamento, hanno ottenuto qualche centinaia di migliaia di voti. Questi voti sono stati rilevanti in maniera indiretta per l’assegnazione del premio di maggioranza sia al Senato che alla Camera. Guardando i sondaggi, fatti da istituti diversi in tempi diversi e considerando anche le medie tra questi per ottenere almeno un minimo di informazione affidabile il risultato è però invariabilmente che questi sondaggi sono oggi, erano ieri e anche l’altro ieri, tutti completamente sbagliati: perché errori di più di cinque punti percentuali sono davvero troppi.
Dunque, mentre è indubbio che il Movimento 5 Stelle sia il trionfatore di queste elezioni, non si capisce per quale motivo anche Berlusconi sia additato come vincitore, seppure in tono minore. Ha perso più di 6 milioni di voti dal 2008, ma, si dice che abbia recuperato nei sondaggi negli ultimi due mesi. Queste sono semplici e certificate balle. L’unica cosa vera nei sondaggi che girano in Italia sono i soldi spesi per pagarli. Per il resto sono un perfetto strumento di disinformazione e condizionamento dell’opinione pubblica: quale altra riprova serve? In un paese in cui più del 50% dei cittadini “ha difficoltà a comprendere l’informazione scritta e molti anche quella parlata”, dove il più del 70% della popolazione si forma l’opinione guardando la televisione e dove in almeno quattro regioni la ciriminalità organizzata ha una inquietante presenza, il risultato di Berlusconi non deve sorprendere. Sorprende invece che l’opposizione invece di porre con forza e determinazione, perché vitali per il presente e il futuro del paese, il tema dell’istruzione e del conflitto d’interessi al centro della propria azione politica sia impegnata a smacchiare giaguari.