Dopo la moral suasion degli ambientalisti, sul progetto del Ponte sullo Stretto di Messina sta calando il sipario. Il governo uscente ha infatti oggi detto che non ci sarà alcuna proroga al decreto che, dal primo marzo, farà perdere efficacia giuridica ai contratti stipulati per realizzare l’opera voluta da Silvio Berlusconi. Al Consiglio dei ministri, spiega una nota di Palazzo Chigi, è stata presentata la relazione di Corrado Passera, ministro delle Infrastrutture e dei trasporti “sullo stato della trattativa tra la società Stretto di Messina spa e il Contraente generale”, cioè Eurolink, formata da Impregilo come capogruppo mandataria e dai mandanti, Sacyr (Spagna), Condotte d’Acqua, Cmc di Ravenna, Ishikawajima-Harima Heavy Industries (Giappone), Aci scpa.
Passera, spiega la nota, ha ricordato che Eurolink “è receduto dal contratto lo scorso novembre e, in seguito, ha impugnato di fronte al Tar del Lazio la nota con cui Stretto di Messina Spa si opponeva al recesso”. Questo era accaduto, ricorda Reuters, dopo che il governo aveva emanato un decreto, poi confluito nel decreto Sviluppo, in cui da un lato si concedevano due anni in più per trovare i finanziamenti sul mercato per realizzare l’opera, ma dall’altro si prevedeva un atto aggiuntivo con cui Eurolink (cioè Impregilo e gli altri) rinunciava entro il primo di marzo alle penali previste dagli accordi, per una somma compresa tra 300 e 500 milioni di euro. Nel piano industriale 2013-2015 Impregilo prevedeva di ottenere 150 milioni come sua quota parte della penale.
Il decreto stabiliva però che in assenza di questo atto aggiuntivo, il primo marzo di quest’anno ci sarebbe stata la caducazione – cioè la perdita di efficacia giuridica – dei contratti in essere stipulati e della concessione statale. Sarebbe stata quindi messa in liquidazione la Società Stretto di Messina, concessionaria del progetto. In una parola la sostanziale fine della grande opera che nel 2001 il CIPE definisce come “infrastruttura strategica” per il Paese. Oggi il governo spiega che la relazione di Passera ha chiarito che non ci sono le “condizioni necessarie per l’emanazione di un decreto legge di proroga del termine per la stipula dell’atto aggiuntivo (fissato al 1 marzo 2013), come era stato richiesto dal Contraente generale”. Venerdì, per quanto riguarda il governo uscente di Mario Monti, cala dunque il sipario sul Ponte. Anche se, sul lungo termine, resta l’incognita delle penali: Impregilo ha già fatto sapere che è pronta a ricorrere in Tribunale./p>
Nei giorni scorsi si erano diffuse indiscrezioni circa l’intenzione dell’Esecutivo di fare un blitz agevolato dal caos elettorale per prorogare il termine del primo marzo, dando quindi più tempo alla concessionaria pubblica e al general contractor per trovare un accordo. Le voci avevano fatto insorgere associazioni ambientaliste, come Fai, Italia Nostra, Legambiente, Man e Wwf, che ieri in una lettera al presidente del Consiglio, avevano bollato l’ipotesi come “un’intollerabile, ulteriore forzatura”. “Nelle parole di Corrado Passera la conferma dei nostri timori su possibili forzature all’esame del Consiglio dei Ministri di oggi sul ponte sullo Stretto di Messina”, hanno commentato le stesse associazioni. “E’ un bene -sottolineano gli ambientalisti – che il Governo abbia deciso di non procedere, come paventato da noi ieri in una lettera inviata al Premier Mario Monti, con la proroga per decreto del termine perentorio del primo marzo 2013 entro il quale Stretto di Messina SpA (concessionaria pubblica) e il General Contractor Eurolink (capeggiato da Impregilo) dovrebbero presentare l’atto aggiuntivo al contratto vigente, sospeso con il decreto sviluppo-bis n. 179/2012, convertito nella legge 221/2012”.
“Ora, se non saranno mantenuti gli impegni questa vicenda sarà da considerarsi chiusa, dopo 10 anni di inutili progettazioni (nel 2003 è stato presentato il progetto preliminare) e senza che ancora sia stata dimostrata la fattibilità tecnica ed economico-finanziaria del ponte sospeso (stradale e ferroviario) più lungo del mondo (3,3 km di lunghezza, sorretto da torri di circa 400 m di altezza), localizzato in una delle aree a più elevato rischio sismico e di maggior pregio naturalistico del Mediterraneo”, continuano le associazioni ambientaliste. “Infatti, dal primo marzo, – concludono – se non ci sarà un atto aggiuntivo, si deve mettere la parola fine al progetto del ponte sullo Stretto di Messina e cancellare la Stretto di Messina SpA, lo richiede la legge”.
“Dopo essere stato platealmente bocciato dagli elettori, oggi Monti ancora al governo ha stoppato il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Un bel capolavoro, frutto della sua incapacità politica di gestire anche questa pratica così delicata, complimenti! Invece di realizzare un’opera cruciale per lo sviluppo del Sud e per dare lavoro in una delle aree più critiche del Paese, lo Stato dovrà ora pagare penalità pesantissime sprecando importanti risorse. Vedremo nelle prossime settimane come sarà possibile rimediare a questo lascito dei tecnici”, ha commentato Altero Matteoli (Pdl) che in veste di ministro delle Infrastrutture sotto l’ultimo governo Berlusconi, era stato un grande sostenitore dell’opera.