Fermare il declino di Fare per fermare il declino. Perde pezzi il movimento ideato da Oscar Giannino, scalzato dalla guida del partito dai suoi falsi titoli accademici denunciati pubblicamente a pochi giorni dalle elezioni da Luigi Zingales, che dopo l’outing ha fatto un passo indietro. Un gesto che il terzo “volto” del movimento Michele Boldrin ha replicato oggi. L’economista lascia in polemica con “chi fa finta che dal 18 febbraio ad oggi non sia successo nulla”. Una bagarre divenuta pubblica sulla sua pagina facebook nel giorno della direzione nazionale, che si è tenuta oggi a Milano. “Mi vergogno di aver fondato un movimento e di avergli regalato le mie idee, oltre a sei mesi della mia vita – scrive online – perché poi finisse in mano a pusillanimi ed arrivisti di terzo livello come costoro. Addio. E’ ora di fare dell’altro”.
Eppure Fare era nato sotto una buona stella. Aveva allertato anche il Pdl, tanto da impegnare Alessandro Sallusti nella difesa del voto utile con un attacco frontale al movimento. Come? Dalle colonne de Il Giornale della famiglia Berlusconi, il direttore, anzichè criticare il programma liberista, ha preferito evocare il gatto dell’ex collega, Arturo, felino aggressivo che viveva in redazione e si distingueva, a detta di Sallusti, per alcuni olezzi sgraditi. Fare ha scalfito il voto per il centrodestra col suo 1,12% a Montecitorio e contribuito al mancato raggiungimento del premio di maggioranza per il Cavaliere alla Camera, ma la menzogna accademica di Oscar ha frenato il consenso prima della soglia di sbarramento. E l’emorragia dei fondatori prosegue con un altro ‘condottiero’ che se ne va. Ormai, scrive un militante online “mancano solo Stagnaro, Fusco e De Nicola“.
Per parte sua, Boldrin è fermo: “Non me la sento di collaborare con chi ha fallito e ha combinato disastri”, spiega al fattoquotidiano.it. Il disastro più grande? “Non avere verificato i titoli di Oscar, che era un lavoro da fare mesi fa. Chi non l’ha fatto deve pagarne le conseguenze”. Poi critica Silvia Enrico (“che è coordinatrice, non presidente – puntualizza – e che pur non avendo alcun potere esecutivo, lo sta esercitando, anche se le ho chiesto esplicitamente di non farlo. Non ne ha il titolo”) e la direzione nazionale del partito che “ha attribuito ruolo e compiti nelle commissioni di lavoro sul territorio in vista delle prossime elezioni locali”. Per Boldrin “chi ha sbagliato non deve avere nessun incarico esecutivo”. Un principio valido anche per Giannino che “non può permettersi di avere un’altra possibilità da candidato”. Il giornalista, fra l’altro, ha ulteriormente compromesso la sua reputazione dopo l’intervento di Cino Tortorella, alias mago Zurlì, che ha smentito una sua antica partecipazione allo Zecchino d’Oro. Ma è stato l’errore accademico di Oscar quello che “ci è costato un milione di voti persi”, osserva l’economista. Già in una lettera indirizzata ai vertici del movimento (leggi), Boldrin chiedeva di “azzerare la struttura organizzativa centrale ringranziandone i componenti per l’opera generosamente prestata e ricevendo da essi le consegne di tutto quanto rilevante e di proprietà del movimento” oltre alle dimissioni dei coordinatori regionali che invitava ad affiancare la “Direzione Nazionale nell’ordinaria amministrazione e nell’avvio e gestione del processo costituente”.
La sua linea, però, non è stata ascoltata. Eppure, un altro status postato su facebook dopo l’addio, fa pensare a un piano B. “Domanda tattica”, chiede a chi lo ha sostenuto: “Assalto al quartier generale o andiamo altrove? Cosa prende meno tempo e costa meno sforzi, a parità di risultato?”. Ma non ritorna sulla sua decisione e immagina un futuro plumbeo per il movimento. Previsioni realistiche? “Queste persone che ritengo non adatte ne faranno scempio. Mi spiace per i 400mila voti che abbiamo preso, ma non me la sento più di dare battaglia”. Eppure solo il 20 febbraio scriveva su facebook: “Il progetto originale di Fermare il Declino ha sia muscoli, che gambe, che fiato per scalare la montagna. Quindi andrà avanti anche dopo queste elezioni. Che ora bisogna vincere. Poi chi ha filo per tessere, tesserà”.