Il frinio dei grilli è intenso ed ora tutti lo ascoltano ma ho l’impressione che pochi l’abbiano ben capito. I grilli appartengono all’ordine degli ortotteri, dal greco orthòs (diritto) e pteròn (ala). Insomma una famiglia di “ali diritte”. Già questo poteva essere un segnale.
I grilli sono eccellenti canterini. I suoni prodotti dai maschi, tramite lo sfregamento delle ali anteriori, sono molto acuti e ad elevatissima frequenza, come richiamo sessuale. Già questo era un ulteriore segnale.
Ciò che non è stato capito è che il frinio durava da decenni e non è stato improvvisato o fondato su un becero populismo (basti leggere oggi l’articolo di G.A. Stella su Il Corriere della Sera). Grillo seminava da almeno 30 anni la sua visione critica sulla politica malefica italiana, denunciandone l’affarismo e la mediocrità. E nei suoi interventi e spettacoli forte era la sua vena ambientalista. Chi l’ha scoperto solo ora non ha compreso la storia, propria, altrui e gli eventi che si susseguivano. Il M5S ha attirato l’attenzione e i voti di milioni di ex votanti del Pd e del Pdl ma non “per protesta” come si è frettolosamente descritto ma perché il friniò è un suono nuovo. Il voto non è una proprietà acquisita e questo i partiti tradizionali pare non l’abbiano capito. L’appartenenza ideologica ad un partito vacilla da tempo perché i partiti italiani sono privi di una identità ideale. Sono associazioni di affaristi, omogenee, massonici e familisti, autoreferenziali, oligarchici, gerontocratici, impermeabili a qualsivoglia cambiamento. Chiusi nel bunker continuavano a spartirsi poltrone e affari. Ed oggi sono chiamati a rendere conto di ciò, davanti ad un popolo che ha trovato chi indica una strada alternativa, composta da gente fresca, giovane, piena di idee, appassionata, sana di valori.
Soprattutto il M5S ha attratto milioni di consensi perché propone una prospettiva completamente nuova, inedita eppur semplice, come l’acqua di fonte.
La partitocrazia oggi è finita. Dopo mani pulite si era solo restaurata. Non v’è mai stata una seconda Repubblica. Oggi inizia una nuova era. Gli elettori (circa metà perlomeno) hanno finalmente capito che il dogma della terra piatta era una menzogna. Si voleva far credere che la politica italiana fosse lo scialbo ticchettio del bipolarismo, tra la destra di plastica e la sinistra di plastica, con il centro che dall’alto della sua avidità si divideva equamente. Da qualche decennio intellettuali come Gaber ci avevano raccontato che questo schema era svanito.
La credenza in una Terra piatta si trova nei più antichi scritti dell’umanità. Nella mitologia mesopotamica il mondo era descritto come un disco piatto galleggiante nell’oceano e questa concezione fu la premessa per le prime mappe greche, come quelle di Anassimandro ed Ecateo di Mileto. Poi però già nell’antichità classica si sviluppò la nuova concezione di una Terra sferica, da Pitagora ad Aristotele in poi.
Siamo finalmente ad un cambio epocale. Stiamo vivendo un momento storico e molti non l’hanno compreso, troppo piccoli per uscire dalla mediocrità della visione della politica come affarismo per sé e gli eletti unti dal signore.
“La politica è una cosa bellissima”, una delle frasi più intense che ho sentito dire da Grillo. Cosa c’è di più nobile che mettersi, con passione, umiltà, dedizione al servizio della collettività per contribuire a raggiungere interessi comuni quali una vita migliore e più felice (con un lavoro gradevole, in un ambiente salubre, nutriti dalla cultura, con una famiglia serena, economicamente stabili e soddisfatti, in un Paese che professa la pace e nel quale l’eguaglianza dei diritti, la libertà, la giustizia sono i diritti più sacri; dove l’educazione, il rispetto, la tolleranza e la solidarietà sono valori condivisi e instillati col latte materno).
Questa è la sensazione che traggo dall’orda di giovani grillini che varcheranno il Parlamento. Intanto è una rivoluzione giovane e in un paese di vecchi, inamovibili ed egoisti è già una svolta epocale. Poi rappresentano veramente tutta la società civile, perché sono eterogenei e intonsi non venendo dalla politica.
Certo, la sfida maggiore sarà quella di mantenersi saldi, di non farsi prendere dall’euforia e dall’ego, di non farsi avviluppare dalle spire malsane della politica, di non svendersi per l’ambizione. Ma in tale percorso la regola della non professionalizzazione della politica sarà salvifica. A lungo andare la politica crea assuefazione e disadattamento sociale.
Viva la politica autentica, largo ai giovani, ai sognatori e alle idee fresche, innovative, coraggiose.
Viva la rivoluzione!