Dopo la decisione del governo di non realizzare il progetto, l'appello di 39 tra architetti, ingegneri e docenti universitari italiani e stranieri affinché "non vadano perdute per l'Italia le preziose conoscenze acquisite". Ma le associazioni ambientaliste si oppongono: "Progetto pieno di difetti"
Il Ponte sullo Stretto di Messina “non è una storia di sprechi”, ma “un’impresa che ha portato all’Italia e alla comunità scientifica internazionale uno straordinario bagaglio di conoscenze oggi riconosciute in tutto il mondo”. Hanno comprato mezza pagina sul Corriere della Sera per comunicarlo. Sono i 39 firmatari dell’appello per non bloccare il progetto di costruzione del ponte. Architetti, ingegneri, docenti universitari, importanti esponenti della comunità scientifica nazionale e internazionale. Tra di loro, l’architetto Daniel Libeskind, che ha progettato l’avveniristico centro direzionale alla base del ponte, il professore Giulio Ballio, ex rettore del Politecnico di Milano, Niels J. Gimsing, emerito della Technical University of Denmark riconosciuto tra i massimi progettisti europei di ponti sospesi, e Yasutsugu Yamasaki che ha progettato l’attuale ponte sospeso più lungo al mondo, l’Akashi Bridge in Giappone.
L’appello arriva dopo la decisione del governo di non realizzare l’opera. In seguito alle proteste degli ambientalisti, infatti, dal consiglio dei ministri non c’è stata nessuna proroga al decreto che dal primo marzo farà perdere efficacia giuridica ai contratti con il consorzio capitanato da Impregilo. “Siamo consapevoli – si legge nel testo sul quotidiano milanese – che non spetta alla Scienza e all’Ingegneria stabilire se costruire un ponte o meno, ma compete loro difendere un progetto se infondatamente bistrattato con conseguenze che potrebbero determinare la dissipazione di un grande patrimonio ingegneristico, scientifico e socioeconomico”. “Lo straordinario lavoro svolto – sottolineano i firmatari – rischia oggi di essere definitivamente perso trascinando con sé tutte le importanti ricadute in termini di sviluppo e coesione territoriale italiani”.
I più autorevoli ambienti scientifici internazionali, ricordano gli studiosi, “hanno riconosciuto che il progetto del Ponte ha saputo conseguire tutti gli obiettivi prefissati, in particolare quelli relativi a sicurezza, efficienza e continuità di servizio, durabilità e ricadute socio-economiche”. E concludono: “Il Ponte è pronto a essere costruito, il progetto è stato sviluppato in dettaglio, controllato e verificato. Decidere sulla sua realizzazione spetta ora alle Autorità del governo italiano. Da studiosi esprimiamo l’auspicio che non vadano perdute per l’Italia le preziose conoscenze acquisite”.
Ma le associazioni ambientaliste non sono d’accordo. “Di straordinario il ponte sullo Stretto di Messina ha solo il tempo e i soldi sprecati per un’opera insostenibile dal punto di vista tecnico, ambientale ed economico”. Lo hanno affermato in una nota Fai, Italia Nostra, Legambiente Man e Wwf aggiungendo che il lavoro svolto ha avuto come risultato la redazione di un progetto definitivo “considerato talmente lacunoso dalla Commissione di valutazione di impatto ambientale da far avanzare la richiesta, il 10 novembre 2011, di ben 223 integrazioni su tutti gli aspetti nodali (strutturali, trasportistici, economico-finanziari, geologici, idrogeologici, naturalistici, paesaggistici, relativi alle emissioni atmosferiche, ai rumori e alle vibrazioni), a cui Eurolink non è ancora riuscita rispondere esaurientemente”. Wwf e le altre associazioni ricordano anche come la zona sia a rischio sismico sono quindi “convinte che il ponte sia tecnicamente irrealizzabile, ma a queste considerazioni si deve aggiungere che si tratta di un’opera che ad oggi verrebbe a costare da sola, a preventivo 8,5 miliardi di euro (pari a oltre mezzo punto di pil), che non è sostenuta da un piano economico finanziario che ne dimostri la redditività e l’utilità, mentre ben altri sono gli investimenti necessari e urgenti per lo sviluppo del Mezzogiorno”.