Torino è una città strana. Una città cresciuta sull’industria, ed in cui le giunte “sinistre” succedutesi in questi anni hanno fatto di tutto per cancellare le memorie di quell’industria. In Torino l’archeologia industriale è una nozione pressoché sconosciuta. Uno degli esempi più eclatanti si è avuto con la cittadella della Michelin, completamente rasa al suolo per creare le basi di uno dei quartieri più brutti e problematici della metropoli.
Alle giunte “sinistre” sembra quasi che le vestigia della vecchia Torino procurino il prurito. Loro ormai puntano tutto su una sorta di Torino da bere, che vira decisamente sul terziario e, dal punto di vista urbanistico sulla geniale intuizione costituita da nuove case. Poco importa se il mercato immobiliare sia fermo, si continua a costruire. Anche dove c’è l’archeologia industriale. Ultimo esempio, in qualche modo anche singolare per il suo sviluppo, l’area denominata “Stabilimento ex Diatto”.
Ed ecco che invece, sorpresa, l’area un acquirente lo trova (o forse esisteva già): è la Prelios SGR s.p.a. Cos’è la Prelios SGR s.p.a.? Nient’altro che la ex Pirelli Re, società specializzata negli investimenti immobiliari del gruppo Tronchetti Provera. Ora, la Prelios non è Babbo Natale, che fa i regali, che, nello specifico, acquista un’area vincolata per conservarla a futura memoria. E lo dimostra.
Infatti, essa presenta una relazione storico-artistica che dimostra che solo una parte dell’area è degna di essere vincolata. Ed ecco che la Soprintendenza – senza che ovviamente siano cambiate le motivazioni oggettive che avevano condotto alla dichiarazione di interesse – decide di ridurre drasticamente lo stesso, di fatto consentendo alla Prelios di realizzare sull’area tre edifici a scopo residenziale di sei/otto piani ciascuno, un parcheggio interrato ed un’area commerciale.
Fra pochi giorni dovrebbero entrare nell’area le ruspe e un comitato di cittadini del quartiere con molti giovani ed il supporto delle associazioni ambientaliste si sta attualmente attrezzando per resistere alla distruzione, che cancellerebbe ancora una volta una memoria della vecchia Torino.