Il pontefice incontra i 144 cardinali presenti a Roma. A lui si rivolge per l’ultima volta il cardinale decano Angelo Sodano: "Il nostro cuore ardeva insieme al suo in questi otto anni"
“Tra il Collegio cardinalizio c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza“. E’ stato l’ultimo atto di Benedetto XVI prima di lasciare il pontificato incontrando, stamane, nella sala Clementina del Palazzo apostolico vaticano, tutti i cardinali presenti a Roma. “Abbiamo cercato di accompagnarla nel suo cammino”. È stato il cardinale decano Angelo Sodano a rivolgersi per l’ultima volta a Papa Benedetto XVI a nome di tutti i porporati della terra. Sono 144 i cardinali che hanno voluto salutare Ratzinger nell’ultimo giorno del suo pontificato. Un servizio apostolico, quello svolto da Benedetto XVI nel suo breve pontificato, dopo il lungo regno del suo predecessore, Giovanni Paolo II, che Sodano ha definito “abnegato” e “per il bene della Chiesa di Cristo e dell’umanità intera”. Il cardinale decano, dal 1991 al 2006 predecessore di Tarcisio Bertone alla guida della Segretaria di Stato di Sua Santità, nel suo saluto ha voluto, inoltre, riprendere il ringraziamento rivolto dal Papa, sabato scorso, ai suoi collaboratori della Curia romana. “Amato e venerato successore di Pietro – ha sottolineato Sodano – siamo noi che dobbiamo ringraziare lei per l’esempio che ci ha dato in questi otto anni di pontificato”.
“Anche per me è stata una gioia camminare con voi in questi anni”, ha sottolineato Benedetto XVI rivolgendosi al Collegio cardinalizio. “La vostra vicinanza e il vostro consiglio mi sono stati di grande aiuto nel mio ministero”, dove, il Papa ha ricordato, si sono alternati “momenti di luce radiosa e di nubi nel cielo”, ma il “lavoro è stato profondo e totale” e “abbiamo donato speranza”. Benedetto XVI ha dipinto il Collegio cardinalizio come un’orchestra dove strumenti diversi suonano insieme in perfetta armonia. Il Papa, inoltre, ha voluto lasciare ai porporati “un pensiero semplice che mi sta molto a cuore”, citando Romano Guardini: “La Chiesa non è costruita a tavolino, ma è una realtà vivente. Essa è nel mondo ma non è del mondo”.
Prima dell’arrivo di Benedetto XVI nella sala Clementina, Sodano ha rivolto un breve discorso a braccio ai confratelli presenti annunciando che le congregazioni generali, ovvero le riunioni di tutti i porporati che si tengono ogni mattina durante il periodo della Sede vacante che precede l’inizio del conclave, inizieranno lunedì 4 marzo nell’aula nuova del Sinodo in Vaticano.
Il Collegio cardinalizio è il ‘senato del Papa’. Sono 207 i porporati della terra, di cui soltanto 117 elettori, ovvero con meno di ottanta anni. Anche se, nel conclave che si terrà nel prossimo mese di marzo, saranno 115 i cardinali che entreranno nella clausura della Cappella Sistina per eleggere il successore di Benedetto XVI. Lo stesso numero di votanti del conclave che si tenne nel 2005 dopo la morte di Giovanni Paolo II. Sono state anticipate, infatti, dai diretti interessati, le rinunce a esercitare il diritto di eleggere il Papa da parte degli arcivescovi emeriti di Jakarta, Julius Riyadi Darmaatmadja, malato e con gravi problemi di vista, e di Saint Andrews ed Edinburgo, Keith Michael Patrick O’Brien, travolto dalle accuse di aver abusato di quattro sacerdoti. Nella Cappella Sistina, però, ci sarà il suo omonimo d’oltreoceano: il cardinale newyorkese Edwin Frederick O’Brien, Gran maestro dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Fu Paolo VI, nel 1970, a stabilire il limite degli ottanta anni per i cardinali elettori. Prima di questa decisione, infatti, tutti i porporati entravano in conclave. Dei 207 cardinali viventi 90 sono non elettori (2 creati da Paolo VI, 72 da Giovanni Paolo II e 16 da Benedetto XVI). Dei 117 elettori, invece, 50 hanno ricevuto la berretta rossa da Giovanni Paolo II e 67 da Benedetto XVI. La pattuglia più numerosa è quella europea con 61 porporati (60 considerando la rinuncia di O’Brien) di cui quasi la metà sono italiani, 28. Seguono i 19 cardinali dell’America latina e i 14 porporati del Nord America. Subito dopo ci sono gli africani, ben 11 berrette rosse, e gli asiatici che sono 11 sulla carta (10 considerando la defezione di Darmaatmadja), e, infine, un solo cardinale elettore dell’Oceania. Si ritroveranno nella Cappella Sistina dove, anche in tempo di social network, sarà una semplice fumata bianca ad annunciare al mondo l’elezione del 266esimo Vescovo di Roma. In quel momento, scriveva Giovanni Paolo II nel suo libro poetico “Trittico romano”, “bisogna che ai cardinali parli la visione di Michelangelo”. “La parola Con-clave – affermava l’allora cardinale Ratzinger presentando queste poesie di Karol Wojtyla – impone al Papa polacco il pensiero delle chiavi, dell’eredità delle chiavi lasciate a Pietro. Porre queste chiavi nelle mani giuste: è questa l’immensa responsabilità in quei giorni”. E così sarà di nuovo a marzo 2013.