Molti tra i commentatori dei risultati delle elezioni politiche appena svolte hanno parlato di preoccupante pericolo di “ingovernabilità”.
Tale affermazione trova giustificazione e fondamento solo se letta alla luce della prassi ormai consolidata che vede il parlamento funzionare in base a “maggioranze” politiche, in base al seguente ragionamento: A+B+C hanno la maggioranza dei voti alla Camera ed al Senato, e quindi possono decidere sulla attività legislativa, avendo “i numeri”. Ovviamente ciò presuppone che i Parlamentari aderenti al gruppo si appiattiscono sul voto suggerito (o, meglio, imposto) dal partito stesso. Chi non si allinea è addidato infatti con il termine spregiativo di “franco tiratore”.
Ma questa dinamica rappresenta davvero la normalità prevista dalla Costituzione?
Certamente no. Anzi, la nostra Costituzione prevede il contrario. L’art. 67 della nostra carta fondamentale impone infatti ai parlamentari di esercitare le proprie funzioni senza vincolo di mandato. Cioè, in altre parole, se trovo giusta una proposta esprimo voto favorevole. Se la trovo sbagliata esprimo voto contrario. Senza nessun condizionamento da parte di organizzazioni, movimenti o partiti.
Esattamente quello che, volenti o nolenti, imporrà il Movimento 5 stelle in Parlamento: non farà “accordi” con nessuno (e, mi viene da chiedermi, perché mai dovrebbe?) ma voterà (come è giusto che sia) ciò che condivide. Nulla di più normale, a mio avviso, dal punto di vista costituzionale.
Perché allora tanta preoccupazione? Forse perché, in un consolidato clima di democrazia “degenerata”, in cui il voto parlamentare si confonde con il mero esercizio del potere, in cui una cosa buona non si vota a priori se proposta dall’“avversario” politico, in cui i partiti tradizionali parlano di necessità di recupero di consensi (ammettendo quindi di non essere rappresentativi, ciò che è invece l’essenza della democrazia), tutto questo appare a molti come distorto e anormale.
Io penso invece che sia una ottima occasione per recuperare la normalità delle dinamiche legislative previste proprio dalla nostra Costituzione, come avrebbe dovuto essere da molto tempo, senza “scambi” ed accordi che consentano a minoranze di condizionare pesantemente l’intero Paese (basti pensare al ruolo che ha avuto in passato il federalismo leghista, certamente espressivo di una minoranza, ma indispensabile per mantenere in vita i governi di centro destra e per ciò solo molto influente) .
Pazienza quindi se non si potrà garantire di votare sempre a favore di una maggioranza prestabilita: vorrà dire che si proverà a votare sempre nel modo più vantaggioso per gli italiani, senza, appunto, alcun vincolo di mandato.
Credo che a Beppe Grillo vada indubbiamente riconosciuto questo merito: nel giro di soli 3 anni ha completamente stravolto la politica italiana, fungendo da catalizzatore e volano alla forza politica presente nella società civile e portandoci ad una normalità (costituzionale) che forse la nostra Repubblica non ha mai conosciuto. Ma il merito del Movimento 5 stelle potrebbe essere molto più significativo se, come sarebbe doveroso, impegnasse i propri eletti nelle commissioni più delicate, nelle c.d. poltrone importanti (presidenza delle Camere, Copasir, vigilanza Rai, commissione antimafia, commissione giustizia, ecc.) e, a catena, contribuisse attivamente alla nomina dei vari membri degli organi di autogoverno delle magistrature, dei vertici delle autorità indipendenti (espressione in genere dei presidenti delle Camere), degli enti di controllo e così via.
Personalmente spero anche che Grillo possa avere il giusto riconoscimento (istituzionale e non) dei propri indubbi meriti, e sono anche molto curioso nell’osservare questa nuova fase repubblicana e, francamente, fiducioso nel futuro: finalmente vedremo davvero “il cambiamento”?