E’ sabato sera, il giorno dopo si vota e da quasi ventiquattrore è scattato il silenzio elettorale. Ovunque, tranne che ad Arconate, paese dell’hinterland milanese dove è sindaco e risiede il senatore Mario Mantovani, coordinatore regionale del Pdl. Qui i ristoranti sono stati tutti prenotati. Tre cene, per un totale di quattrocento invitati. Mantovani passa per un saluto, specifica che la campagna è finita, che non si può parlare, che non è consentita la propaganda. Ma intanto sta parlando. E il candidato Pdl, che corre sia per il Senato sia per il Consiglio regionale della Lombardia, dice cose importanti. La prima: “Ringrazio i giovani presenti. Per loro ho molti progetti”. La seconda: “So che mi voteranno in tanti, ma i vostri voti valgono di più, perché siete i miei concittadini”. La terza: “Se sarò eletto in Regione, mi occuperò di lavoro, famiglia, sanità”. Chiosa finale, per chi non avesse capito bene: “Se volete votare per me, fate una croce sul Pdl e scrivete Mantovani”.
In molti lo ascoltano. Ad Arconate, dove ci sono seimila abitanti, il Pdl non conosce crisi: prende 1.286 voti (il 32,97 per cento) e 786 persone scrivono sulla scheda il nome del loro sindaco. Il senatore, in tutta la provincia di Milano, colleziona la bellezza di 12.972 preferenze. Un bottino che gli vale il primo posto in senso assoluto, nessuno in Lombardia è stato votato così tanto. E ora, come annunciato in campagna elettorale, si va all’incasso. Già, perché Mantovani vuole centrare due obiettivi: la vicepresidenza della Lombardia e l’assessorato alla Sanità. Eppure, nonostante l’enorme successo, entrambi i sogni potrebbero svanire.
Comincia il neo governatore Roberto Maroni a mettere i puntini sulle ‘i’, dichiarando di voler scegliere gli assessori in piena autonomia e indicando una preferenza per il suo vice: meglio un giovane, meglio una donna. Mantovani ha tanti pregi, ma è un uomo ed è nato nel 1950, quindi viaggia sereno verso i 63 anni. Anche sulla delega alla Sanità qualcuno comincia a storcere il naso. E non proprio l’ultimo che passa, perché ad avere dubbi è l’ex governatore, neo senatore, Roberto Formigoni: “L’assessore alla Sanità – dichiara il Celeste ad Affaritaliani – sarà del Pdl. Maroni si è già espresso per una continuità con l’uscente Mario Melazzini (uomo graditissimo a Formigoni e a Comunione e Liberazione, ndr) che tra l’altro ha trionfato alle elezioni in Provincia di Pavia. Mantovani? Avrà sicuramente un posto significativo, perché ha dimostrato di avere un consenso importante. Non conosco bene la sua situazione privata, ma credo che ci siano delle difficoltà, avendo lui delle attività che possono essere in contrasto”.
Le attività del senatore sarebbero nove case di riposo per anziani e un paio di centri per ragazzi disabili, costruiti o gestiti da cooperative riconducibili a lui o a suoi familiari, strutture che godono dell’accreditamento regionale. Il che significa ricevere soldi pubblici dalla Regione. Non è certo campata per aria la preoccupazione di Formigoni. Ma com’è che il Celeste si accorge all’improvviso che i conflitti d’interesse vanno evitati? Chissà se in parlamento dirà la stessa cosa a Silvio Berlusconi. La verità è che nel Pdl si sta consumando l’ennesima lotta intestina: gli uomini di Cl, quelli del presidente della Provincia Guido Podestà e i socialisti della famiglia Colucci vogliono precludere a Mantovani di occupare la poltrona più ambita al Pirellone, quel tesoro che si chiama Sanità e che vale 17 miliardi di euro.
Così il coordinatore Pdl medita sul da farsi: se non ottenesse ciò che vuole, potrebbe decidere di restare in Senato. Oltretutto, dicono ambienti a lui vicini, Berlusconi starebbe lavorando al ‘governissimo’ con Pierluigi Bersani, al quale Beppe Grillo pare aver sbattuto la porta in faccia. E a Mantovani non dispiacerebbe tornare al ministero delle Infrastrutture, magari non più come sottosegretario, bensì come ministro. In questo caso, addio Regione.
Gli scenari sono tanti, tutti incerti. Alle prese col fuoco amico, Mantovani si è già dimenticato delle tre cene organizzate nel giorno del blackout elettorale. Tanto che il suo staff liquida la questione con poche battute: “Non c’è stata nessuna violazione del silenzio elettorale. In uno dei ristoranti erano presenti casualmente anche agenti della polizia di Stato, gli stessi che presidiavano i seggi ad Arconate”. Di bene in meglio. Pensare che sabato sera un cittadino ha avvertito i carabinieri, chiedendo all’Arma di verificare eventuali violazioni alla legge. I militari avrebbero risposto che non intervengono sulla base di segnalazioni anonime. Peccato, i carabinieri sarebbero entrati in un ristorante per capire se le norme sulla propaganda sono state violate e si sarebbero trovati faccia a faccia con i colleghi della polizia.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Egr. Direttore, qualche giorno fa ho avuto modo di leggere sul Suo giornale un articolo dal titolo “Elezioni, per il senatore Mantovani tre cene con 400 ospiti la sera del “silenzio”. Mi preme a tal fine condividere con i suoi lettori alcune precisazioni al riguardo. Sabato 23 febbraio 2013 si sono svolte sì tre cene presso i ristoranti di Arconate, paese di cui sono Sindaco dal 2001. In particolare presso “La Locanda”avevo invitato i trenta collaboratori, fra cui gli attacchini dei miei manifesti e i promotori dei vari banchetti nei mercati, che avevano lavorato con costanza ed impegno in occasione della mia candidatura al Consiglio Regionale di Lombardia che mi ha permesso di essere eletto con quasi 13.000 preferenze. Un semplice ringraziamento per il lavoro svolto. Alla trattoria “Da Annetta” altro ringraziamento per i consiglieri comunali che avevano invitato i familiari ed alcuni volontari di associazioni arconatesi che si erano prodigati, fra salamelle, qualche birra e un po’ di musica, nell’organizzare la serata conclusiva della mia campagna svoltasi venerdi 22. Nel terzo locale invece alcuni giovani arconatesi, pagandosi tra loro la cena, avevano invece promosso una simpatica serata di musica e colori per parlare dei prossimi appuntamenti estivi del paese e per incoraggiare il “loro” Sindaco a proseguire nell’impegno per Arconate. Inutile sottolineare che in nessuno dei locali c’erano bandiere, manifesti, simboli di partito o altro, trattandosi dunque di semplici appuntamenti serali, in allegria ed amicizia. Fra l’altro alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine assegnati alla vigilanza dei seggi hanno cenato con noi e nulla ovviamente hanno eccepito rispetto a presunte violazioni del “silenzio elettorale” che l’autore dell’articolo ha invece tentato maliziosamente di insinuare. La ringrazio per l’evidenza che darà a questa mia nota e la saluto con cordialità
Sen. Mario Mantovani