Dai copertoni di auto ai pannelli di amianto, passando per elettrodomestici di ogni tipo e immondizia varia. All’ingresso una targa: “Non abbandonare rifiuti”. Non è una discarica, ma la situazione drammatica in cui versa il Parco dell’Etna, istituito nel 1987 dalla Regione Sicilia a tutela dell’ambiente naturalistico che si estende lungo le pendici del vulcano.
Secondo l’ultimo censimento realizzato da Legambiente Catania sarebbero circa 300 le discariche abusive interne al perimetro del Parco. «Abbiamo visto che ci sono rifiuti altamente inquinanti, come i resti di onduline ed altri materiali contenente amianto, ma ci vorrebbe un’indagine più approfondita», spiega ai microfoni de ilfattoquotidiano.it Renato De Pietro, presidente della sezione etnea di Legambiente. In questi anni sono state molteplici le denunce e le segnalazioni sullo stato d’incuria di alcune aree del Parco, ma i provvedimenti adottati non sono riusciti a bonificare l’area. «Il concetto di micro-discarica, in questo caso, è un po’ riduttivo – aggiunge De Pietro – abbiamo denunciato la vicenda alla magistratura, ma questa problematica non viene affrontata come una vera e propria emergenza e il risultato è sotto gli occhi di tutti».
Intanto il Parco dell’Etna ha avviato l’iter burocratico per rientrare nell’elenco delle aree naturalistiche ‘Patrimonio Mondiale dell’Unesco‘. Ma l’attuale stato di degrado potrebbe allungare i tempi per la convalida, prevista entro giugno. Gli emissari della IUCN, International Union for Conversation of Nature, «hanno fatto notare che per arrivare all’Etna si incontrano tutte queste discariche – spiega Giuseppe Calaciura, attuale commissario straordinario del Parco, che però assicura: “Non sarà questo un motivo ostativo all’ingresso nel Patrimonio dell’Umanità»  di Saul Caia, Dario De Luca e Rosario Sardella

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