Il Movimento 5 Stelle è il vincitore delle ultime elezioni, e con un programma molto chiaro che mette al primo posto il reddito garantito. L’effetto di questo risultato sembra più importante del recupero berlusconiano e della debacle del Pd. A sinistra, nelle vere sinistre, se ne è parlato tantissimo, ma in modo molto approssimativo.
Sulla questione delle elezioni e sul parlamento noi la pensiamo un po’ come sulla religione: chi ha voglia di votare lo fa in coscienza, come chi ha voglia di pregare. L’importante è che il tutto non cancelli la vera sfera pubblica, la politica che conta, ovvero la partecipazione diretta delle persone.
E in effetti per noi le chiese sono come il parlamento: inutili e soporifere, ma pericolose e voraci. Però ci sono, agiscono contro di noi e su di noi, e non possiamo far finta di niente: ciò che sta accadendo scompiglia completamente il quadro. E non in peggio.
Infatti non c’è dubbio che uno tra i problemi principali in Italia – quello a cui tutti gli altri sono legati, compresa la corruzione parlamentare e i costi della politica – sia la precarietà. E per sconfiggere la precarietà il reddito garantito è fondamentale. E chi oggi più del Movimento 5 Stelle parla di reddito ?
Qualche giorno fa sul Manifesto Susanna Camusso ha affermato che la Cgil non vuole il salario minimo, cioè una paga minima oraria sotto la quale nessun lavoratore può scendere, perché tutti devono rientrare nel contratto nazionale a tempo indeterminato. Dimentica di spiegarci come mai, negli ultimi vent’anni, il sindacato non sia riuscito ad impedire che la maggior parte dei lavoratori uscisse dagli schemi del contratto nazionale per cadere nella giungla dei contratti precari.
In secondo luogo afferma di intendere il reddito solo come strumento di reinserimento al lavoro, ovvero vorrebbe cambiare il nome agli ammortizzatori sociali e mettere le mani sull’affare della formazione.
In questo modo la Camusso dimostra solo di vivere ancora nel Novecento e di essere interessata alla sopravvivenza della propria organizzazione burocratica che tanto poco ha fatto per salvare i lavoratori dalla precarietà (compresi i laureati, oggi tra i più precari, a cui vorrebbe insegnare a formarsi). Grillo invece parla senza mezze misure di reddito garantito come arma contro il ricatto della precarietà.
Di forme di reddito se ne possono pensare mille però nel sentire le due campane non è difficile per noi capire chi ha una proposta più vicina alle esigenze dei precari. Lo ripetiamo in breve, un reddito garantito che serva a tutto il popolo precario, sul serio, deve avere caratteristiche precise.
Stiamo a vedere, dunque: il Movimento 5 Stelle sarà coerente con le proprie promesse?