Washington non sta rendendo la vita facile all’economia americana. Consistenti riduzioni di spesa “sono stupide e non sono necessarie”. “Ci vuole responsabilità”, senza la quale gli Stati Uniti perderanno 750 mila posti di lavoro. Barack Obama si presenta davanti alle telecamere e chiede a democratici e repubblicani di evitare i tagli meccanici alla spesa – il cosiddetto “sequester” – che da oggi cominceranno a colpire educazione, aiuti alimentari ai più deboli, Pentagono, piccole imprese. L’appello del Presidente è particolarmente accorato ma resterà, con ogni probabilità, inascoltato. Poco prima del discorso televisivo John Boehner, lo speaker repubblicano della Camera, era uscito dallo studio ovale dopo un incontro con Obama, affermando che i repubblicani continuano a essere in disaccordo con la Casa Bianca. “La discussione sulle entrate è, a mio parere, chiusa”, ha spiegato Boehner. Poco prima di lui l’altro leader del GOP, Mitch McConnell, capogruppo al Senato, aveva detto che “non ci sarà alcun accordo dell’ultim’ora sulle tasse”.
A questo punto paiono inevitabili i tagli alla spesa – 85 miliardi di dollari da qui alla fine dell’anno fiscale, a settembre -, decisi ai tempi dell’accordo sul budget del 2011. I repubblicani hanno spiegato che a questo punto tutta la loro attenzione è centrata sul 27 marzo, la data ultima per evitare che il governo federale faccia bancarotta e non sia più in grado di rispettare gli impegni finanziari presi. I tagli alla spesa, almeno fino al prossimo settembre, restano però in vigore. Nel suo discorso Obama ha invece battuto sulla necessità di trovare “un approccio equilibrato”, che rimpiazzi parte dei tagli alla spesa con un aumento di tasse per i più ricchi. I repubblicani, da questo punto di vista, si sono però dimostrati intransigenti. “Gli americani non accetteranno di sostituire tagli alla spesa su cui entrambi i partiti erano d’accordo, con un nuovo rialzo delle tasse”, ha spiegato Mitch McConnell. Resta, a questo punto, per il presidente, soprattutto il problema politico.
In televisione Obama ha detto, quasi a voler scrollarsi di dosso la responsabilità dei tagli: “Non sono un dittatore, sono il presidente: posso parlare agli americani, offrire concessioni, compromessi, posso negoziare ma non posso costringere il Congresso a fare la cosa giusta”. E’ però possibile che la vicenda del “sequester” pesi negativamente sui primi mesi del suo secondo mandato, dando all’opinione pubblica l’immagine di un presidente debole e accerchiato. Il “sequester”, tra le altre cose, prevede una drastica riduzione dei fondi per alcuni programmi educativi – “Title One” e “Head Start” -, con conseguente licenziamento per almeno 31mila insegnanti. Un miliardo di dollari verrà sottratto al budget di FEMA, l’agenzia del governo federale che si occupa di disastri naturali come l’uragano Sandy. 600 mila tra donne e bambini indigenti perderanno i benefici offerti dal programma di nutrizione supplementare WIC. Verranno tagliati 540 milioni di dollari in prestiti garantiti per la piccola impresa e il 9%, circa dei sussidi di disoccupazione. L’FBI sarà costretta a lasciare a casa alcune centinaia di agenti, mentre il Pentagono verrà toccato da 45 miliardi di risparmi.