Sul caso sono scattate le inchieste della Corte dei conti, della Commissione Europea e dell’Autorità di vigilanza sui Lavori Pubblici. Il progetto ha ottenuto il via libera nel 2004 con Francesco Storace presidente della Regione Lazio
Per il corridoio autostradale che dovrà collegare l’A12 alla futura Roma-Latina, sono stati già spesi oltre 100 milioni di euro senza aver posato neanche la prima pietra, tant’è che qualche giorno fa sono scattate le inchieste della Corte dei conti, della Commissione Europea e dell’Autorità di vigilanza sui Lavori Pubblici. Un pasticcio, già raccontato dal fattoquotidiano.it, iniziato nel 2004 dall’allora governatore della Regione Lazio Francesco Storace e proseguito dalle amministrazioni successive. Solo 45 milioni sono stati pagati dalla Regione per i tre progetti presentati, per non parlare dell’accavallarsi di due società nell’affare, prima l’Arcea Lazio Spa sostituita poi dalla Autostrade del Lazio, con il mantenimento dei rispettivi Cda e altri soldi buttati per pagare, per quattro anni, i costi degli amministratori, pur in una sostanziale assenza dell’esplicazione fattiva del loro mandato. Infine la spada di Damocle dei contenziosi, con gli azionisti privati della prima società, l’Arcea, che, dopo l’estromissione, hanno ottenuto 43 milioni di risarcimento dalla Regione Lazio a seguito di una sentenza del Tar ed ora, non soddisfatti dell’indennizzo, hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato: sono in ballo circa 800 milioni di soldi pubblici. Un pastrocchio colossale sul quale la magistratura contabile ha messo gli occhi.
“La polizia erariale – si legge nella memoria scritta del procuratore della Corte dei conti del Lazio, Angelo Raffaele De Dominicis – ha accertato lo svolgimento di attività contenziose portate all’esame di due collegi arbitrali, di una procedura in corso per la stipula di un accordo transattivo con uno spreco di risorse di circa 20 milioni di euro e sulla vicenda risulta avviata anche un’inchiesta della Commissione europea ed una aperta dall’Autorità di vigilanza sui lavori pubblici”.
Il Comitato cittadino No Corridoio, che da anni denuncia gli sprechi è soddisfatto soltanto in parte: “Siamo contenti – spiega Gualtiero Alunni, portavoce del comitato – che finalmente la magistratura contabile e anche l’Europa abbiano deciso di far luce su questo enorme spreco di risorse pubbliche. Ma noi siamo contrari al progetto. Come comitato, insieme al professor Antonio Tamburrino, docente universitario di Economia dei Trasporti, abbiamo presentato, circa due anni fa, al fine di far fluidificare il traffico riducendo l’inquinamento e i mezzi di trasporto su gomma, un progetto di metropolitana leggera Roma-Pomezia-Ardea alla Regione e al Ministero delle Infrastrutture ma non siamo stati ascoltati.
Al di là degli sprechi evidenti, spendere oltre 3 miliardi di euro per uno scempio del genere è pazzesco. Il corridoio attraverserà zone con vincoli archeologici e paesaggistici e taglierà in due alcuni quartieri dei più popolosi della capitale. Se il progetto dovesse andare in porto – conclude Alunni – ci saranno centinaia di ettari di terreni espropriati con la chiusura di aziende agricole e non solo, l’abbattimento di decine di case, lo sventramento del Parco di Decima-Malafede, con un forte impatto sulla Riserva del litorale Romano, interferendo pesantemente su due siti d’interesse comunitario”. Secondo il comitato anziché spendere miliardi per fare un’autostrada a pagamento, si potrebbe semplicemente adeguare in sicurezza tutta la Pontina per evitare i tanti incidenti mortali, sul percorso della quale, da Roma a Latina, si sovrappone l’autostrada.