La campagna elettorale si è svolta in un pressoché totale “silenzio climatico”, con le tematiche ambientaliste e sui cambiamenti climatici quasi completamente fuori dal dibattito elettorale. D’altronde, non poteva essere altrimenti, perché fra le molte anomalie del precedente Parlamento c’era la mancanza di una vera rappresentanza del mondo ambientalista. La rappresentanza delle istanze ambientaliste si limitava alla sparuta presenza degli ecodem del PD (peraltro esclusi, fra le polemiche, dalle candidature), che però non hanno mai portato una vera proposta alternativa ma semplicemente sostenuto la “green economy”. D’ altra parte, in Italia, al contrario della Germania, ma ora anche della Francia e del Brasile, l’ espressione politica del vasto e frastagliato movimento ambientalista non è mai riuscita ad imporre una propria agenda, finendo ingloriosamente nel movimento di Ingroia.
Non vi è dubbio che fra le cause dello scrollone elettorale e del grande successo del Movimento 5 Stelle ci siano anche le istanze e le richieste di chi crede o vorrebbe, a torto o a ragione, un modello di sviluppo diverso. Non più grandi opere come la TAV in val di Susa, ma ferrovie locali finalmente efficienti e puntuali. Non più trivellazioni per scavare, magari con tecniche invasive e dannose come il fracking, le ultime gocce di petrolio, ma efficienza energetica e fonti rinnovabili.
Eloquente in questo, in un servizio del TGR piemonte del 27 febbraio, un passaggio dove il commissario del (ex) Governo per la TAV affermava: “fino a una settimana fa il parlamento era composto al 100% da rappresentanti a favore della TAV, adesso non è più così in quanto 160 parlamentari appartengono a un movimento che ha scritto chiaro nel suo programma “blocco della TAV in Val di Susa”. Dunque le istanze di una parte dell’elettorato non trovavano espressione nel precedente parlamento e questo al di là di come la si pensi sulla controversa questione.
Ora dunque le legittime preoccupazioni per la crisi ambientale e climatica tornano ad essere ampiamente rappresentate; il programma del Movimento Cinque Stelle, infatti prevede innanzi tutti il miglioramento della efficienza energetica, anche con la costruzione di edifici che consumino meno per il riscaldamento e di elettrodomestici meno energivori e poi agevolazioni per le ristrutturazioni energetiche, sostegno alla cogenerazione, riduzione dell’ impatto ambientale delle centrali termoelettriche esistenti, eliminazione degli incentivi agli inceneritori, incentivazioni alle fonti rinnovabili, alla produzione di biogas; il tutto con stringenti controlli.
Insomma un programma chiaro e definito, oltre che praticabile; nulla a che fare con la fantomatica auto ad aria compressa o con l’illusione dell’idrogeno, né con la protezione dei passeri, ma neanche con i progetti targati sinistra riformista che prevedono le grandi opere, quali da noi in Emilia la Cispadana e la ancor più inutile autostrada Campogalliano-Sassuolo, ben sponsorizzate anche dall’ala “ambientalista” del PD, in nome della crescita e del mitico PIL, al cui incremento dovrebbe contribuire la green economy.