Barcellona, quartiere Gracia, è il martedì sera post elettorale.
Giorgio ci spiega che, dopo mesi di soggiorno in Catalogna, è rientrato a Roma in tempo utile per votare Pd. Un voto contro l’inviso Berlusconi più che un consenso convinto per i democrat.
La distanza fa percepire con difficoltà le intricate vicende della politica italiana. Così Giorgio commenta di aver avvertito il boom elettorale di Beppe Grillo solo mentre dichiarava il voto per Bersani ai suoi amici romani, tutti ex elettori del Partito democratico.
“Come sei antico!” è stata la reazione d’istinto degli amici di sempre, fino all’altro ieri elettori di sinistra, oggi stregati dalle stelle del guru genovese.
La delusione di Giorgio per un esito tanto incerto è acuita dalla domanda di Ana, sua compagna portoghese, che ci chiede perché la sinistra in Italia pare condannata a un perpetuo autolesionismo.
La risposta che non siamo riusciti a darle all’istante la troveremo più tardi sul sito de El País in due diverse analisi sul voto italiano.
Suggestivo è il richiamo a una definizione coniata da David Gilmour (lo storico inglese omonimo del noto chitarrista dei Pink Floyd): “Gli italiani sono conservatori che pretendono di essere progressisti”. Interpretazione di un modo di essere che è utile a spiegare l’inatteso risultato dell’imperituro Berlusconi, meno il successo dei giovani grillini, evoluzione elettorale di quegli indignados che in primavera piantarono le tende in Puerta del Sol.
La soluzione è nel pezzo “la terza Repubblica italiana” di Miguel Mora, già corrispondente da Roma per quattro anni e profondo conoscitore delle dinamiche politiche nostrane. “La nuova Repubblica” – scrive Mora – “è già iniziata, tuttavia la chiave del futuro non è nelle mani del pacato e ultraconservatore Pd, incapace pure di proporre una misera legge sulle coppie di fatto, né in quelle rugose del gran fornicatore di voti Berlusconi”.
Sono quelli che si indignano che prendono il Parlamento attraverso le urne.
Questo l’atto che segna l’inizio della terza Repubblica quindi. “Resta solo da capire”- conclude Miguel Mora con acuto realismo – “quanto impiegherà a contagiarsi e dove l’infezione si ripeterà”.