Quelle che verranno saranno giornate decisive per il gruppo Rcs. La prossima settimana sono infatti attese le offerte vincolanti sulle dieci testate della divisione “Periodici”, messe in vendita dall’amministratore delegato Pietro Scott Jovane. Il gruppo del Corriere è pronto poi a definire in cda la struttura finanziaria e patrimoniale del piano di ristrutturazione e rilancio approvato a dicembre, per procedere quindi nelle delibere sull’aumento di capitale convocando gli azionisti.
Alle battute finali anche la rinegoziazione del debito del gruppo con le banche. L’azienda aveva indicato a calendario che avrebbe convocato entro lunedì 11 marzo il cda sui conti, che a questo punto tratterà anche piano, aumento ed eventuali cessioni. Ma non è escluso che l’appuntamento venga posticipato per poter concludere anche la partita sul debito, dove potrebbero servire invece alcuni giorni in più per il completamento dei processi interni da parte degli istituti coinvolti. Tra le banche creditrici infatti figura anche Intesa Sanpaolo che in quanto parte correlata (è nel patto Rcs), dovrebbe portare al consiglio di gestione del 13 marzo un’eventuale rinegoziazione dei crediti al gruppo. Si tratta al momento, però, solo di ipotesi.
Tornando ai periodici Rcs in vendita, la scadenza per le offerte vincolanti è sulla carta per lunedì 4 marzo e ai candidati all’acquisto è stato detto che una decisione sarebbe stata presa per il 6, anche se fonti vicine al dossier tendono a prevedere un piccolo slittamento. Sulla vicenda vige comunque il massimo riserbo tra i soggetti coinvolti. Una proposta è attesa dal gruppo dei servizi di stampa Seregni Fingraf di Andrea Mastagni, affiancato probabilmente anche da partner finanziari, altri quattro candidati dovrebbero essere invece dei fondi. Rcs, comunque, ha chiesto delle garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali e gli acquirenti devono presentare anche un piano industriale.
Nel 2011 Rcs aveva già messo in vendita otto testate arrivando a un passo dalla cessione allo stampatore Farina (saltata per la vicinanza di questi a Luigi Bisignani). Un’altra proposta con ben meno garanzie occupazionali era arrivata invece dall’ex dirigente Rcs Alberto Donati, assieme all’editore Guido Veneziani. L’aumento Rcs è atteso nell’ordine dei 400 milioni di euro e il consorzio di garanzia è già pronto e formato da Intesa, Mediobanca, Unicredit e Ubi. Se le dismissioni in cantiere, tra cui quella dell’immobile in centro a Milano (tra via Solferino e via San Marco), non bastassero a garantire il fabbisogno, sta però guadagnando terreno l’idea che la società possa procedere con un successivo aumento magari di importo inferiore in autunno, e a valle del rinnovo del patto di sindacato. Quanto al debito, il gruppo è al lavoro con l’advisor Credit Suisse per riscadenziare a più di tre anni una quota del debito fino a 800 milioni, dei circa 700 in scadenza quest’anno (a settembre 2012 l’indebitamento finanziario netto di Rcs era di 876 milioni). I negoziati in corso starebbero puntando a far destinare i proventi di eventuali cessioni di Rcs alla riduzione del debito. Oltre a Intesa, tra i principali creditori del gruppo figurano Unicredit, Ubi e Bnl-Bnp.