Proseguono i combattimenti nella zona di confine nel Nord del Paese. L'intervento di Baghdad avrebbe permesso alle truppe di Assad di riconquistare un avamposto strategico. Non ci sono conferme ufficiali. L'Iran intanto dichiara: "Assad si candiderà alle prossime elezioni e il popolo siriano eleggerà chi vuole"
L’esercito iracheno ha attaccato postazioni dei ribelli anti-Assad in Siria e alla frontiera sono arrivati cospicui rinforzi militari da Baghdad. Lo afferma al Arabiya. Secondo Russian Today l’attacco ha consentito ai filo-governativi di riconquistare un avamposto controllato dai ribelli. Per il momento non ci sono conferme ufficiali, ma anche al Jazeera ha confermato il raid. Secondo i comitati anti-regime, l’attacco “da parte di elicotteri iracheni” avrebbe provocato almeno sette vittime.
I combattimenti, riferiscono i comitati locali anti-regime, sono intensi ad al Ya’rubiyah, nella provincia di al Hasakah: la città di frontiera, considerata un nodo strategico, era stata conquistata giovedì dai combattenti del Fronte an Nusra, la principale formazione jihadista della ribellione siriana. Nella notte di venerdì l’esercito ne avrebbe ripreso il controllo, ma nella giornata di sabato i ribelli sarebbero riusciti a riconquistarla. Secondo gli attivisti le truppe fedeli al presidente Bashar al Assad “si sono ritirate in territorio iracheno e la città viene ora bombardata dall’aviazione di Damasco”.
Il ministero dell’Interno di Baghdad ha riferito che due persone sono rimaste ferite in territorio iracheno da proiettili vaganti provenienti dal territorio siriano. Nei giorni scorsi autorità locali nella provincia di Ninive, lungo la frontiera, avevano detto che alcuni colpi di mortaio e un missile Scud provenienti da oltre confine erano piovuti in territorio iracheno senza provocare vittime. Non sono state fornite precisazioni su chi abbia aperto il fuoco, ma si sa che gli incidenti sono avvenuti durante combattimenti in territorio siriano tra i ribelli e le forze governative per il controllo del posto di confine di al Ya’rubiyah. Fonti di polizia irachena hanno poi confermato che alcuni soldati governativi siriani feriti nei combattimenti sono entrati in territorio iracheno e sono stati ricoverati nell’ospedale di Tall Afar, una cinquantina di chilometri a ovest di Mosul.
L’esercito siriano intanto ha ripreso il controllo della strada che collega la provincia centrale di Hama all’aeroporto internazionale di Aleppo. La riconquista di questa arteria fondamentale dovrebbe permettere alle forze di sicurezza di Damasco di dispiegare nuovi rinforzi e inviare aiuti all’area, teatro nelle ultime settimane di intensi scontri con i ribelli. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani la riconquista della strada “cambierà il corso delle battaglie” nella zona. Il mese scorso i ribelli avevano lanciato una vasta offensiva contro diversi aeroporti nella provincia di Aleppo, compreso quello internazionale della città e quello militare di Nayrab situato a sud-est, riuscendo a catturare lo scalo militare di al Jarrah e diversi altri complessi e checkpoint militari.
La situazione resta molto incerta anche dal punto di vista diplomatico. Secondo il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi, il presidente siriano Bashar al Assad resterà “presidente legittimo” della Siria fino alle elezioni del 2014. “Il presidente Assad, come altri, parteciperà alle prossime elezioni e il popolo siriano eleggerà chi vuole”, ha detto Salehi nel corso della conferenza stampa a Teheran con l’omologo siriano Walid Moallem. “A nessun paese, tranne la Siria, sarà consentito decidere il futuro dei siriani”, ha aggiunto Salehi. L’Iran resta uno degli ultimi e più stretti alleati del regime di Assad ed è accusato dalla comunità internazionale di fornire a Damasco, oltre a sostegno politico, anche armi con cui combattere i ribelli.
Barack Obama e Vladimir Putin, intanto, si dicono “d’accordo sulla necessità di portare avanti una transizione politica” in Siria per mettere fine alle violenze il prima possibile. Lo afferma la Casa Bianca, citando un colloquio telefonico fra i due presidenti. ”Il presidente Obama ha chiamato il presidente Putin per discutere i prossimi passi nella relazione bilaterale e coordinarsi sui temi regionali e globali. I presidenti hanno avuto un colloquio costruttivo su un’ampia gamma di temi”, riporta una nota di Washington, sottolineando che Obama ha espresso il proprio apprezzamento per la “forte cooperazione fra Stati Uniti e Russia nell’affrontare il tema del nucleare iraniano”.