Una truffa vigliacca alle aziende terremotate desiderose di vendere il loro parmigiano reggiano. La Polizia postale non ha dubbi nel definire il raggiro messo in piedi da un gruppo di 4 persone ad almeno due aziende colpite dal sisma di maggio. L’imbroglio era stato architettato grazie una serie di assegni circolari rubati e utilizzati per fare acquisti per almeno 200 mila euro. Con quella ‘moneta falsa’ 4 persone, tutte denunciate per truffa e ricettazione, compravano quantità industriali di cibo pregiato, ma le aziende si rendevano conto di essere state derubate solo due o tre giorni dopo, visto che i truffatori ritiravano e pagavano sempre il venerdì pomeriggio, a banche ormai chiuse. Per accorgersi che il titolo bancario era falso dunque occorreva attendere almeno il lunedì successivo quando la merce aveva già preso altre strade.
Due delle tre aziende che hanno denunciato gli assegni scoperti per un totale di almeno 200 mila euro hanno vissuto il dramma, anche economico, del terremoto dello scorso maggio. Il caseificio Sant’Angelo di San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, si è visto portare via con quegli assegni 2.700 chili di parmigiano reggiano. L’altra ditta è il salumificio Comal di Novi di Modena. Oltre a queste aziende, anche la Moet Hennessy di Milano, che vendeva vini pregiati tramite un’azienda di Ferrara, è stata raggirata. La truffa è stata scoperta dalla Polizia postale dell’Emilia Romagna.
A capo della banda dei quattro truffatori c’era Primo Peghinelli, 77 anni, residente a Rimini ma di origini pistoiesi, già diverse volte finito nei guai per truffe nel settore alimentare, tanto da essere chiamato il ‘‘mago del salame’’. Quando a gennaio sono iniziate le perquisizioni della Polizia, che aveva seguito gli ordini per posta elettronica, a casa dei quattro erano rimaste ormai poche forme di parmigiano e poche bottiglie di vino visto che il grosso della merce era stato già rivenduto. Gli acquisti sono avvenuti principalmente tra la fine dell’estate e il periodo di Natale, quando il mercato del cibo è più redditizio.
I quattro avevano creato anche una società fantoccio, una scatola vuota con sede a Ferrara con cui portare a termine le loro truffe. La banda aveva rilevato infatti una azienda storica del settore, la Food&service, comprata ad hoc per utilizzare un nome noto e poter essere credibili nel territorio. Venivano reclutati anche degli agenti commerciali, veri in questo caso, anche loro conosciuti nel territorio e anche loro rimasti truffati per molte migliaia di euro. A completare la trattativa arrivava uno dei quattro truffatori che faceva grossi ordini e fissava l’appuntamento per il ritiro della merce. Sempre, con una scusa o con un’altra, fissati al venerdì pomeriggio. E qui entrava in gioco Peghinelli, che presentava i suoi assegni circolari (risultati rubati nel luglio 2011 in una filiale UniCredit di Napoli) e ritirava i suoi ordini.
La polizia postale ora ha una certezza. Nelle perquisizioni sono stati trovati molti libretti di assegni falsi con le sole matrici, dunque utilizzati per pagare altre aziende. ‘‘Molte ditte alimentari evitano di denunciare questi fatti ritenendo che si tratti solo di insolvenze. In realtà dietro questi atteggiamenti ci possono essere comportamenti penalmente rilevanti’’, ha detto Geo Ceccaroli, comandante della Polizia postale dell’Emilia Romagna che adesso invita a denunciare chi ancora non lo avesse fatto.