Italiano: sette, storia: sei e mezzo. Alimentazione: quattro. Un voto in pagella sulla merendina che porti in classe e sulla sfilza di dolcetti che trangugi di nascosto? Decisamente un incubo. Per molti, un esame ben più difficile da superare di quello di aritmetica. Studenti grassocci e col fiatone, cominciate a tremare: la vostra pausa pranzo potrebbe essere valutata. Insalatina e petto di pollo: ottimo, hamburger e tre litri di ketchup: insufficiente! Introdurre l’educazione alimentare tra le materie di studio «nelle scuole di ogni ordine e grado» è la proposta di Vito Amendolara, neo presidente dell’Osservatorio regionale della Campania per la Dieta Mediterranea, ex assessore regionale all’Agricoltura, con un passato in Coldiretti.
«È vero, ci vuole una normativa ad hoc», ha spiegato Amendolara, «ma sarebbe interessante avviare, in via sperimentale in Campania – e, perché no, in tutta Italia -, un’iniziativa del genere per far crescere nei più giovani la necessità di porre un argine alle malattie legate a una cattiva alimentazione come l’obesità». Amendolara ha fatto una proposta alquanto shock, ma non ha tutti i torti: imparare a conoscere quello che mettiamo nel piatto, l’effetto che i cibi hanno sul nostro organismo, il significato delle etichette, l’importanza di conoscere le materie prime e di riconoscere frutta e verdura di stagione, ha un senso. Primo, perché molti di noi sarebbero rimandati a settembre, secondo, perché i bambini italiani sono grassi. Nel nostro Paese se ne contano oltre un milione in sovrappeso, di cui 400mila obesi, secondo gli ultimi dati della Società italiana di pediatria. Non va meglio nel resto dell’Europa, dove l’obesità è triplicata dagli anni Ottanta: è mediamente in sovrappeso un bambino su cinque, uno su tre nella fascia dai sei ai nove anni.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’obesità in Europa è responsabile del 2-8 per cento dei costi sanitari e del 10-13 per cento dei decessi. Non c’è dubbio che in questo quadro è fondamentale la prevenzione, proprio a partire dell’età scolare (e addirittura pre scolare): in questi anni i bambini e i ragazzini maturano la capacità di regolare il metabolismo, che è una delle armi più efficaci contro sovrappeso e obesità, ma anche diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari, allergie e osteoporosi. Quindi, ben venga uno studio più approfondito dell’alimentazione sin dai banchi di scuola, che permetta ai ragazzi di essere consumatori più consapevoli e adulti più sani domani. Peccato che poi si troverebbero costretti, ne siamo piuttosto certi, a dover fare una ripassino a mamma e papà.