Caro Grillo, dopo le smentite sul fatto che favorireste la nascita di un governo “tecnico” sembra che vogliate costringere Pd e Pdl a un abbraccio mortale per far nascere un qualche esecutivo, con la prospettiva di rivotare a luglio e a settembre. La logica, dal tuo punto di vista, è quella di aspettare qualche mese per poi ottenere un successo elettorale ancora più largo di quello ottenuto dieci giorni fa. Insomma, alla prima giocata hai vinto una somma enorme, adesso stai puntando tutte le fiches su un solo numero, con l’idea di sbancare il casinò.
In tutto questo, però, ci sono vari problemi. Il più ovvio è che Pd e Pdl insieme potrebbero solo appoggiare un “governo del presidente” diretto da Visco o Saccomanni, non metterebbero certo insieme D’Alema a fare il ministro degli Esteri e Cicchitto a fare il ministro degli Interni. Quindi, se non votate la fiducia a qualcuno (o discutete con qualcuno della possibilità di creare una maggioranza per un governo 5 Stelle) si torna al “governo tecnico”.
L’inghippo sta nel fatto che i governi cosiddetti tecnici fanno danni, per la precisione riducono gli italiani in miseria come ha fatto Monti. E siccome queste elezioni sono state per l’appunto un referendum su Monti, in cui il 90% degli italiani ha risposto che di banchieri e assimilati non ne vuole sentir parlare per almeno vent’anni, pensi che sarebbe saggio far nascere un governo di questo tipo? Gli elettori non sono stupidi e, alle prossime elezioni, si ricorderebbero di questa tua scelta.
Il secondo problema è la legge elettorale. Improvvisamente, sembra esserci l’unanimità per cambiarla: supponiamo che si faccia la cosa più semplice e cioè che si abolisca il pasticcio del premio di maggioranza e si voti con un sistema proporzionale, magari con le preferenze. In questo caso, però, l’Italia si dividerebbe alle prossime elezioni in tre grandi blocchi: Movimento 5 stelle, centrosinistra e alleati, centrodestra e alleati. Il problema di come comporre una maggioranza rimarrebbe identico ad oggi.
Si sente anche molto parlare di “modello francese”. Funziona così: si vota in due turni, vince chi ha preso più della metà più 1 dei voti al primo turno, altrimenti c’è un ballottaggio, a cui in genere partecipano solo i due candidati più votati, talvolta anche coloro che hanno superato una certa soglia: nelle elezioni per l’Assemblée Nationale la barriera da superare è il 12,5% degli aventi diritto al voto.
In materia elettorale, come ho cercato di spiegare nel mio recente libretto, tutto dipende dai dettagli ed è facile aggiustare le regole per favorire qualcuno a danno di qualcun altro. Ora, il sistema a due turni è concepito per favorire i due grandi partiti e impedire la rappresentanza delle piccole forze politiche in parlamento: non molto democratico, vero? Tu potresti anche infischiartene e, partendo dalla posizione di primo partito già ottenuta, pensare che questo sistema ti andrebbe benissimo. Non è così.
Benché l’elettorato 5 stelle sia molto largo e diversificato, è chiaro che i valori a cui si riferisce (l’onestà, la trasparenza, l’ecologia, il lavoro) sono i valori della sinistra: la gente non ti ha votato per farsi rimborsare l’Imu o nella speranza di continuare a godere delle briciole del sistema di potere berlusconiano-leghista. Questo significa che l’elettorato di sinistra si dividerà fra quelli che resteranno fedeli al Pd e quelli che voteranno per il Movimento 5 stelle mentre, presumibilmente, l’elettorato di destra voterà compatto. Risultato? Tutto dipenderà da quanto gli elettori del Pd saranno disposti a votare per i tuoi candidati al ballottaggio e da quanto gli elettori 5 stelle saranno disposti a sostenere un candidato del Pd rimasto in competizione contro uno di centrodestra.
Questo significa che i rapporti tra i due pezzi dell’elettorato di sinistra saranno fondamentali e che è perfettamente possibile che la diffidenza reciproca spinga molti di loro ad astenersi, facilitando la vittoria dei candidati berlusconiani. Un governo pseudoMonti, seguito da elezioni con di nuovo il Caimano a palazzo Chigi? Pensiamoci bene.