In un editoriale sul Corriere, Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sono riusciti a infilare quattro pesanti errori in un singolo paragrafo nel tentativo di far passare il concetto che il fotovoltaico è solo un costoso imbroglio. Non è così; ma gli errori si pagano e non sempre chi paga sono quelli che li fanno. In questo caso, la campagna tesa a demonizzare il fotovoltaico rischia di distruggere posti di lavoro danneggiando uno dei settori ad alta tecnologia dell’industria italiana che ancora sta funzionando bene.
A questo proposito, ho ricevuto copia di una lettera inviata al Corriere dai responsabili della ditta “Power One” che produce apparecchiature per impianti fotovoltaici. Tanto per sfatare la leggenda che il fotovoltaico è solo un regalo alle industrie estere, notate che la Power One ha fatturato oltre mezzo miliardo di Euro l’anno scorso e dà lavoro direttamente a oltre mille persone in Italia, senza contare l’indotto. Oltre il 50% dei loro prodotti viene esportato all’estero.
Siccome il Corriere non si è degnato di rispondere alla lettera, la riproduco qui con il permesso degli autori (solo leggermente tagliata per via dei limiti di spazio).
Caro Direttore,
Si fa fatica a capire il senso dell’articolo di fondo pubblicato sul Corsera di domenica 3 febbraio a firma congiunta Giavazzi-Alesina.
Dal punto di vista tecnico e tecnologico, le affermazioni sul fotovoltaico sono semplicemente sbagliate. Non esiste una vernice da tetto che produce energia equivalente a un pannello fotovoltaico. Né ne esisteranno a breve, altrimenti, ci perdonino, perché nessuno si è fatto avanti a venderla a nessuno, in un mercato mondiale che ha installato oltre 40 miliardi di watt fotovoltaici?
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Ci si preoccupa dello smaltimento dei pannelli a fine vita. I pannelli sono per il 95% vetro, silicio e alluminio. Un paese che fino a un annetto fa voleva iniziare un programma nucleare e avrebbe dovuto smaltire scorie nucleari, sarà in grado di smaltire vetro, sabbia e alluminio?
Si dice che il fotovoltaico costa 11 miliardi all’anno. E’ sbagliato. La spesa per il settore fotovoltaico è limitata a 6,7 miliardi all’anno e ancora non ci siamo arrivati. Si può discutere se siano pochi o tanti e su come siano stati gestiti gli incentivi, ma per favore, se mettete dei numeri sulle prime pagine dei giornali, metteteli precisi. L’approssimazione non è da professori.
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Per chi, come noi di Power-One, continua a perseguire quel sogno romantico di dare lavoro alla nostra gente, evitando di delocalizzare, e di creare ricchezza nel nostro paese, l’innovazione è un concetto a tutto tondo. Spazia dai processi produttivi, alla gestione e all’assicurazione della qualità, al modo di fare acquisti e gestire i magazzini, alla creazione dell’immagine di marca, al modo di portare i prodotti sul mercato e, in ultima analisi, arriva alla definizione di un modello diverso di azienda per quello che riguarda le relazioni con le maestranze, i sindacati e il territorio.
Se un’azienda non ha nuovi prodotti (i cicli industriali durano dai due ai tre anni, non è detto che ogni mese ci possa essere un nuovo prodotto da presentare al mercato), può intanto puntare a rendere “eccellenti” quelli che produce. Quindi, forse non vedremo mai “quattro funzionari dell’Iri in un garage che si inventano Apple” ma noi li vedremmo bene al miglioramento continuo dei loro prodotti esistenti.
Cordiali Saluti,
Averaldo Farri
Power-One Italy Spa