Alla fine del 2011, più dell’80% dei 420 progetti finanziati dal bando regionale di Principi Attivi (per 15 milioni di euro) era ancora in attività. “Ma – come ammette lo staff – sono nella maggior parte dei casi delle associazioni, mantenerle aperte non costa nulla. Un conto è che siano in vita, un altro è che siano ancora realmente attive”. E chi ha usufruito dei fondi chiede alla Regione più 'protezione'
La Puglia non è una regione per vecchi. Con Principi attivi – il progetto nato in seno ai Bollenti spiriti dell’Assessorato alle politiche giovanili – Nichi Vendola ha investito più di quindici milioni di euro in cinque anni per finanziare le migliori idee dei giovani pugliesi. Ma che fine hanno fatto quei progetti, nel tempo della crisi? Ilfattoquotidiano.it ha provato a capirlo. E ha scoperto che ancora sopravvivono. Ma a fatica. Qualche dato ufficiale c’è, relativo al primo bando del 2008: alla fine del 2011, più dell’80% dei 420 progetti finanziati era ancora in attività. Una percentuale confermata anche da una stima empirica che abbiamo condotto sui primi 100 progetti della graduatoria 2010: qui il tasso supera il 90%. “Ma – come ammette lo stesso staff di Bollenti Spiriti – i progetti nati con Principi attivi sono nella maggior parte dei casi delle associazioni, mantenerle aperte non costa nulla. Un conto è che siano statisticamente in vita, un altro è che siano ancora realmente attive”.
I numeri delle ricerche, dunque, significano poco. Per questo, e perché “le storie sono fatte di persone, dei loro nomi e dei loro volti”. Lo dice Lorenza Dadduzio, ideatrice della mostra itinerante Rivisitazioni, e ha ragione. In quelle idee diventate start-up grazie ai soldi della Regione, centinaia di giovani hanno investito tempo, energia, speranze. Per ricostruire le loro avventure bisogna viaggiare dal Gargano a Punta Ristola. E il risultato dell’inchiesta è che i loro sogni non sono morti. Non del tutto e quasi mai, almeno. Ma sono diventati precari, un aggettivo che sembra connotare tutto ciò che riguarda i giovani italiani. Anche i Principi attivi pugliesi. Perché quando finiscono i soldi della Regione cominciano i problemi.
Certo, ci sono anche storie di successo. La più eclatante (anche se risale al bando 2008) è quella di Blackshape, un progetto concepito con il finanziamento regionale di 25mila euro, e che oggi è una delle cinque maggiori aziende aereonautiche d’Italia, con un milione di euro di capitale sociale. Non sono gli unici ad avercela fatta. Tra i vincitori del bando 2010, l’associazione International CrossRoads vanta collaborazioni con l’Università di Modena e di Pisa, e attende il via libera del Ministero per dar vita ad un ostello della gioventù nel Comune di Vernole, a 500 metri dal mare, che potrebbe diventare uno dei punti di riferimento del turismo giovanile a livello europeo. Ciceroos, motore di ricerca turistico, da essere l’idea un po’ folle di una coppia di amici in un garage, si è trasformata in una vera e propria azienda con sette dipendenti e una decina di collaboratori.
Il minimo comune denominatore di questi progetti è la fantasia. Si passa dal sistema di parcheggio facile attraverso l’utilizzo del cellulare, ideato dalla Teyco Engineering, all’Associazione culturale +39, che ha dato vita ad un nuovo gioco da tavolo, Il gioco della Puglia, oggi in vendita in tutta la regione. In mezzo, tante idee per valorizzare cultura, territorio, turismo. Come ad esempio Hi View di Archidea: un binocolo che si installa nelle piazze di maggior appeal turistico, ma invece di offrire ai visitatori una semplice visuale panoramica, lo proietta indietro nei secoli, come una sorta di macchina del tempo, attraverso una serie di ricostruzioni tridimensionali che mostrano l’evoluzione della piazza e dei suoi monumenti nelle varie epoche.
Ma all’entusiasmo di alcuni (come i ragazzi di Intothebike, che oggi dicono “Siamo ricercatissimi da tour operator e amministrazioni locali”), fa da contraltare la difficile quotidianità di molti. Perché la crisi si fa sentire e non basta qualche ‘principio attivo’ per superarla. “Dopo aver terminato il progetto, l’associazione è in fase di riorganizzazione”. E’ una delle frasi-tipo che raccontano elegantemente tutti i problemi che subentrano al momento della fine del finanziamento. La ripetono in molti, con piccole variazioni sul tema: “Siamo in situazione sospensiva”, “Ci siamo presi una pausa di riflessione”. Ma la sostanza è sempre quella. E non è un caso che un buon 20% dei partecipanti al bando ammetta di pensare alla possibilità di lasciar perdere il progetto.
Anche qui i numeri lasciano posto alle storie personali. Ad esempio, quella di Vincenzo e Anna, fondatori di Cartaelatte: per inseguire il loro sogno hanno scelto di abbandonare la certezza di un posto fisso; ma intanto, per esigenze di bilancio, il loro progetto si è ridimensionato da società in semplice associazione. “Speriamo un domani di poter ricreare un’impresa e di non essere costretti a tornare al Nord”, dicono. “Per ora andiamo avanti con tanta forza e pazienza”. La precarietà è la normalità anche nel mondo dei Principi attivi. Alla domanda se il progetto è diventato un vero lavoro, quasi tutti rispondono con un sorriso: “Sì, lo è. In termini di tempo e di passione, di energia investita e di voglia di crederci. Un po’ meno in termini economici…”, dice Vittoria, di Mestieri e Souvenir. “Non riusciamo ancora a vivere di questo. Quando va bene copriamo le spese”, chiosa Paolo Mele, presidente di Ramdom. E c’è anche chi un altro lavoro lo ha mantenuto proprio per pagare le bollette e tenere in vita la propria creatura, come i ragazzi di Fels.
I problemi sono i soliti di sempre: su tutti, la difficoltà a reperire nuovi contributi una volta esauriti quelli del bando. “Di questi tempi, purtroppo, nessuno investe sulla cultura”, lamenta Lorenzo Rinaudo, di Numimedia. Alcuni, poi, devono ancora ricevere l’ultima tranche del 30% del finanziamento dalla Regione. Ma non è solo questione di denaro. Il progetto, come tutto del resto, è perfettibile. “Principi attivi ci ha dato la possibilità di dar vita al nostro sogno. Ma dopo, personalmente, mi sono sentita abbandonata”. A dirlo è Tiberia De Giorgi, creatrice dell’associazione Notte in passerella, che spiega dove il progetto potrebbe essere migliorato. “Dopo due anni, la maggior parte di queste idee è ancora troppo debole per camminare da sé e reggere l’impatto col mercato. Avremmo bisogno di maggior sostegno, di una sorta di ‘svezzamento’. E non mi riferisco solo ai soldi: se la Regione ci accompagnasse sui mercati nazionali ed internazionali, ci presentasse e promuovesse come marchi locali abbinati al brand Puglia, allora sì che la situazione cambierebbe. Così, invece, il mercato raramente dà fiducia a prodotti semisconosciuti. Da soli non possiamo farcela”. Su questo c’è ancora da lavorare. E in Regione ne sono consapevoli: “Per il futuro miriamo a far sì che i progetti si incrocino con altri finanziamenti regionali, offrendo loro delle corsie preferenziali o contatti con i vari enti”. Qualcosa in questo senso è stato già fatto: è il caso, ad esempio, della rassegna cinematografica di Cinethic, la cui seconda edizione verrà sostenuta da Apulia Film Commission. Certo, il vero salto di qualità sarebbe creare un ponte con il mondo del privato: “Per adesso abbiamo firmato un protocollo con le associazione di categoria, ma questo è un discorso più complesso, che richiede tempo”.
Nonostante le difficoltà sul lungo periodo, il giudizio su Principi attivi resta comunque positivo. In maniera unanime: “Senza i soldi della Regione tutto questo non sarebbe mai stato possibile”, affermano quasi in coro i vincitori del bando. “Per lavoro ho viaggiato molto, e devo dire che la programmazione di “Bollenti spiriti” è una delle cose migliori che abbia visto in Italia”, rimarca Tommaso Carratta di Progetto Cresco. Anche perché, come tiene a sottolineare lo staff di Principi attivi, “la nostra è un’operazione di politiche giovanili, non specificatamente rivolta al mondo del lavoro. Il suo valore è dato dall’esperienza in sé, utile per il percorso formativo della persona. Poi è chiaro che se a questo aspetto si coniuga anche quello occupazionale è ancora meglio”. Ma l’esperienza presto diventa un ricordo, e la disoccupazione torna ad essere la dura realtà. I Principi attivi sono ancora vivi. Non bisogna abbandonarli, o quei milioni ben investiti andranno sprecati.