Spiega il direttore scientifico del Cern di Ginevra, Sergio Bertolucci: “Finora potevamo parlare soltanto di una particella simile al bosone di Higgs, ma adesso possiamo dire che è sempre più chiaro che è un Higgs”. La nuova sfida è infatti di capire il ruolo che il bosone possa aver giocato nei primi istanti di vista dell’universo
E’ effettivamente il bosone di Higgs previsto nel 1964 la particella scoperta nel 2012 al Cern di Ginevra. “E’ un Higgs, ma adesso bisogna capire quale – spiega il direttore scientifico del Cern di Ginevra, Sergio Bertolucci -. Finora potevamo parlare soltanto di una particella simile al bosone di Higgs, ma adesso possiamo dire che è sempre più chiaro che è un Higgs”. Particelle di Higgs sono infatti previste da più teorie: la teoria di riferimento della fisica, chiamata Modello Standard, ne prevede uno soltanto, mentre secondo altre teorie esiste più di una particella di Higgs, la teoria della supersimmetria, per esempio, ne prevede almeno cinque. “Ci vorranno anni di dati – dice ancora Bertolucci, per riuscire a capire quale sia la particella di Higgs scoperta nel 2012″.
Oltre a determinare la massa delle particelle, il bosone di Higgs potrebbe aver dato il primo impulso all’espansione dell’universo. E’ questa l’indicazione dei i dati preliminari presentati dai fisici riuniti a La Thuile in Valle d’Aosta, alla conferenza internazionale di Moriond dove sono state presentate le ultime analisi dei dati raccolti dagli esperimenti di LHC, ATLAS e CMS. I dati riguardano una proprietà chiamata spin e che può essere visualizzata come il senso di rotazione di una particella e indicano che lo spin del bosone di Higgs sarebbe uguale a zero, proprio come prevede la teoria di riferimento della fisica, chiamata Modello Standard. I dati presentati sono sufficienti a dire che la particella scoperta al Cern sia proprio il bosone di Higgs e adesso la sfida è conoscerlo più da vicino. “Comincia una lunga avventura, all’insegna di una grande collaborazione nella ricerca tra fisici e astrofisici” sottolinea uno dei protagonisti della scoperta, Guido Tonelli, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e fino al 2011 a capo dell’esperimento Cms. La nuova sfida è infatti di capire il ruolo che il bosone di Higgs possa aver giocato nei primi istanti di vista dell’universo, ad esempio dando il via al processo di espansione ancora in atto. “Abbiamo un primo identikit della particella con dati importanti che nell’identikit di una persona potrebbero corrispondere ad altezza, colore degli occhi e perfino qualche segno particolare. Non è ancora un identikit definitivo in quanto i dati completi saranno presentati in estate, ma sufficiente per dire che sia lui” spiega Tonelli. “Abbiamo capito il meccanismo con il quale le particelle acquistano la massa e adesso il nuovo passo è studiare il ruolo che il bosone di Higgs potrebbe aver avuto nei primi istanti dell’universo”.
“Abbiamo confermato la scoperta del bosone di Higgs, ma alcune anomalie nei parametri ci suggeriscono che forse c’è qualcosa di più” dice all’Agi Umberto Dosselli, vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). “Ci stiamo aggrappando con tutte le nostre forze all’idea che ci può essere anche dell’altro rispetto alla scoperta della particella prevista dal Modello Standard. Il lavoro fatto fino ad oggi – sottolinea – non è stato facile perché siamo dinanzi a fenomeni rari: bisogna fare una selezione tra miliardi di collisioni. Ma alla fie ci siamo riusciti. Man mano che la statistica è aumentata siamo potuti entrare nei dettagli”.
Ed è proprio in questi dettagli che si potrebbe nascondere una sorpresa. “Abbiamo scoperto che tutto torna – argomenta il fisico – ma tra i molti parametri analizzati, ce ne sono alcuni in cui sembra esserci un’anomalia, come se la particella non fosse proprio il bosone di Higgs quanto piuttosto un suo cugino”. Dosselli pero’ invita a non trarre conclusioni affrettate. “E’ possibile che andando avanti – precisa – scopriremo che si tratta di anomalie statisticamente irrilevanti, ma a esser sinceri non speriamo di trovarci dinanzi a qualcosa di più per aggiungere qualcosa di nuovo ed entusiasmante”. Nel frattempo che i fisici continuano nel loro lavoro di analisi, l’Infn invita il 14 marzo all’Auditorium di Roma, dove saranno presenti i protagonisti della scoperta che racconteranno la loro grande avventura scientifica. Ci saranno Fabiola Gianotti, coordinatrice internazionale dell’esperimento ATLAS dell’acceleratore LHC, Guido Tonelli, coordinatore emerito dell’esperimento CMS, e Luciano Maiani, ex direttore generale del Cern. Si tratta del primo momento pubblico dopo il famoso seminario che si è tenuto per annunciare la scoperta della particella di Dio.
“Ci sono ottimi risultati e molto interessanti – dice Fabiola Gianotti -. La caratteristica che sta emergendo è che la particella che abbiamo scoperto è sempre più simile al bosone di Higgs predetto al Modello Standard. Tuttavia è ancora presto per concludere se si tratti della particella prevista dal Modello Standard o da altre teorie. Adesso – aggiunge – si tratta di studiare in dettaglio questa particella. C’è ancora tantissimo lavoro da fare”. L’ottimismo è grande quanto l’entusiasmo: “Nei prossimi mesi dovremo aspettarci grandi progressi. Siamo pronti a scoprire i segreti di una particella così speciale”.