“Siamo pronti a bloccare le proclamazioni, ci spettano cinque senatori”. Dopo la protesta di Massimo Donadi (Centro democratico) e di Manuela Di Centa (Pdl), oggi a puntare i piedi contro l’assegnazione dei seggi è Guido Crosetto. Il fondatore di Fratelli d’Italia, il movimento guidato insieme a Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, è pronto a dare battaglia per “ottenere l’applicazione della legge e della Costituzione”, chiedendo la sospensione dell’attribuzione dei seggi al Senato.
E, per fare giustizia, ha presentato ricorso agli uffici elettorali presso le Corti di Appello di Abruzzo, Campania, Lazio, Lombardia, Sicilia e Veneto. Mentre per la Puglia, che ha già deliberato l’assegnazione dei seggi, la strada è più lunga visto che la richiesta passerà per la Cassazione.
Contattato telefonicamente, l’ex deputato del Pdl ed ex sottosegretario alla Difesa ha tenuto a precisare che il ricorso di FdI non ha nulla a che vedere con quello di Donadi che ieri ha parlato di un “errore del software, non certo intenzionale dovuto alla complessa legge elettorale e al sistema dei resti”. Secondo Crosetto è, invece, a monte del Testo Unico per l’elezione del Senato (D. Lgs. 20 dicembre 1993, n. 533) che si snoda la problematica giuridica. “Lo sbarramento per le singole liste collegate e interne a una coalizione non è previsto espressamente dal decreto legislativo se non nel caso della coalizione vincente che abbia raggiunto il 55% dei seggi assegnati alla Regione. Ma poi è diventata prassi la decisione di utilizzare uno sbarramento per le singole liste collegate e interne ad una coalizione”.
Tradotto dal burocratese: se una coalizione non raggiunge il 55%, non vale la soglia del 3% e quindi non sono previsti sbarramenti per l’ammissione delle liste collegate che possono partecipare al riparto dei seggi. Un’interpretazione che Crosetto chiama “teleologico-sistematica costituzionalmente orientata” e che lo ha lasciato fuori dagli scranni di Palazzo Madama, mentre i Fratelli d’Italia sono entrati alla Camera come miglior perdente sotto il 2%, avendo ottenuto l’1,92% dei voti. Il ricorso presentato dal fondatore di FdI per vedersi riconosciuto l’attribuzione di cinque seggi al Senato è un tema sollevato anche dai Radicali nelle precedenti elezioni, ma solo dopo la proclamazione. Ora la parola passa alle Corti di Appello.