Hugo Chavez è morto. E’ stato un grande rivoluzionario che ha cambiato in meglio il volto del Venezuela, dell’America Latina e del mondo. Lo piangono i poveri, che grazie a lui hanno recuperato la loro dignità, le persone semplici e quelle oneste. Si rallegrano i corvi e coloro che hanno perso i loro privilegi. Anche la morte è un fenomeno di classe.
Si rallegrano, ma non si facciano illusioni. Un popolo che impara a esercitare i suoi diritti difficilmente torna indietro al precedente stato di schiavitù ed emarginazione. Ed è disposto a combattere e morire per difendere la sua democrazia.
Inquietanti davvero le dichiarazioni di Nicolas Maduro, secondo le quali alle radici della malattia che ha ucciso Chavez ci sarebbe un avvelenamento da parte di agenti esterni. Certo, non sarebbe la prima volta. E’ probabile che di un avvelenamento da polonio sia morto Yasser Arafat, e la storia, per limitarsi ai fatti oramai noti, della Cia e di enti analoghi, è piena di tentativi, a volte riusciti, di eliminare i nemici politici degli Stati Uniti fisicamente.
Ciò rende ancora più difficile e rischiosa la transizione verso il dopo Chavez. Occorre vigilare affinché sia rispettata la volontà che il popolo venezuelano sarà chiamato ad esprimere di nuovo prossimamente in elezioni presidenziali straordinarie a norma di Costituzione. C’è da immaginare che chi vuole il ritorno del Venezuela all’abituale status di servetto docile del potere imperiale, quello dei privilegi dell’oligarchia e l’annullamento delle conquiste rivoluzionarie conseguite negli ultimi quindici anni, non lascerà nulla di intentato per ottenere i propri obiettivi. Bisogna inoltre istituire una Commissione internazionale d’inchiesta che faccia pienamente luce sulle circostanze della malattia e della morte di Chavez.
Nonostante tutto, occorre restare ottimisti, anche in questo momento di grande tristezza. Uno degli elementi che maggiormente inducono a tale ottimismo è la grande compattezza regionale acquisita dall’America Latina, proprio in gran parte per impulso del grande leader venezuelano, che è stato all’altezza del ruolo che aveva scelto, quello di essere epigono e continuatore di Simon Bolivar.
I popoli dell’America Latina, da poco usciti da secoli di oppressione, guardano al futuro in tutto il continente. E’ una forza immensa che né complotti né dispiegamento di grandi mezzi finanziari e militari riescono a contenere. C’è da sperare che i settori meno beceri del potere statunitense lo capiscano fino in fondo e vadano a una nuova stagione di coesistenza pacifica e di cooperazione positivo nel rispetto reciproco.
E’ nel continente americano che, come ho avuto occasione di osservare più volte, si collocano le nuove frontiere dell’umanità. Quel socialismo del XXI secolo evocato proprio da Hugo Chavez e che costituisce l’unica via d’uscita praticabile ai problemi globali che incalzano: crisi ambientale, diseguaglianze sociali, tendenza alla guerra. L’Europa, avvilita dalle politiche neoliberiste della Merkel, è sempre meno rilevante e solo da un incontro con i nuovi fenomeni rivoluzionari che avvengono ai suoi confini potrà trarre nuova linfa ed effettivo rinnovamento. Invece, la sua tendenza è rinchiudersi a difesa del suo fittizio e sempre meno effettivo benessere. Ma in questo modo va verso il suicidio definitivo.
E in Italia? Un po’ di autocritica ci vuole. I leader che vengono scelti corrispondono in buona misura al carattere nazionale. Il bravo popolo venezuelano, dopo aver subito per decenni dittatura e corruzione, ha scelto un soldato onesto e combattivo che si è rivelato un grande leader rivoluzionario. Gli Italiani, anch’essi in fondo brava gente, hanno avuto prima il fascismo, poi la Resistenza, la Costituzione, ma subito dopo il regime democristiano, il CAF e poi Berlusconi e infine Monti. Ora, si prendono un po’ di respiro dando largo consenso a un bravo comico che a volte dice anche cose giuste, ma il cui programma è un coacervo di contraddizioni difficilmente solubili. Speriamo che non si tratti solo di un intermezzo comico in attesa del ritorno dei soliti poco divertenti cialtroni. Certo è che una figura tipo Chavez non si vede all’orizzonte. Per chi vuole lasciare le cose come stanno si tratta sicuramente di un bene.