Tutti assolti i sette imputati al processo per la ristrutturazione dell’area di Castello. Unico condannato ad un anno per abuso d’ufficio e turbativa d’asta è stato Gianni Biagi, ma la pena è stata sospesa e senza menzione
Tutti assolti dall’accusa di corruzione i sette imputati al processo per la ristrutturazione dell’area di Castello a Firenze. Tra loro anche l’ex presidente onorario di Fondiaria-Sai, Salvatore Ligresti, insieme a Graziano Cioni e Gianni Biagi, rispettivamente assessori alla Sicurezza e all’Urbanistica della giunta di Palazzo Vecchio guidata dall’allora sindaco Leonardo Domenici. L’unico condannato ad un anno per abuso d’ufficio e turbativa d’asta è stato Biagi, ma la pena è stata sospesa e senza menzione.
La sentenza è stata letta, dopo quasi sette ore di camera di consiglio, dal presidente della II sezione penale del tribunale di Firenze Francesco Maradei, e chiude una vicenda iniziata il 18 novembre 2008 quando i carabinieri del Ros si presentarono negli uffici di Cioni e Biagi che finirono nel registro degli indagati insieme a Ligresti, agli ex funzionari del gruppo assicurativo Fausto Rapisarda e Gualtiero Giombini, al progettista Marco Casamonti e all’imprenditore Aurelio Fontani.
Nell’aula bunker, sul banco dei testimoni, sono passati tanti personaggi di quella Firenze che sull’area di Castello, 168 ettari di terreno da edificare fra aeroporto, autostrada e ferrovia di proprietà di Fondiaria, ha visto cadere anche tante giunte. Qui, infatti, nei primi anni ’80 era stata immaginata la nuova Firenze e, nel 2005 era stata firmata la convenzione tra Comune e Fondiaria-Sai. Nell’area erano previste case, negozi, alberghi, scuole, centro direzionale della Regione, uffici della Provincia e un parco pubblico da 80 ettari a spese di Fondiaria-Sai. Operazione da un miliardo di euro. E nel 2008 l’ipotesi di ospitare qui il nuovo stadio con il progetto presentato dai fratelli Della Valle.
I pm Giuseppina Mione e Gianni Tei, titolari dell’inchiesta avevano iniziato ad indagare dopo alcune intercettazioni condotte per un’altra indagine. Biagi, che si dimetterà anche da assessore, secondo l’accusa aveva favorito il gruppo Ligresti in cambio della possibilità di indicare alcuni tecnici e progettisti per l’operazione, mentre Cioni, coinvolto per i suoi rapporti con Rapisarda, avrebbe assicurato appoggio chiedendo in cambio favori e una sponsorizzazione. Tutta l’area venne sequestrata e solo dopo la sentenza di questa sera tornerà nella disponibilità dei proprietari.
Grande soddisfazione in aula dove Cioni non ha mai perso un’udienza: “Sono molto sollevato, ma anche molto incazzato perchè sono stato per 5 anni alla berlina ed emarginato”, commenta. Critico anche nei confronti del sistema: “Chi mi restituirà questi anni?”, l’ex assessore sceriffo è convinto che “la giustizia ha trionfato”. Ma la più grande soddisfazione, dice, “è stata veder piangere mia figlia che per tutti questi anni è stata considerata la figlia di un corrotto. Proprio io, uno che quando mi misero una mazzetta sul tavolo chiamai subito la guardia di finanza e li feci arrestare”. Biagi oggi non c’era ma anche lui, secondo il suo legale, Pier Matteo Lucibello, “è contento perché è venuta meno l’accusa più infamante”. E per Cioni, in Appello, “verrà assolto”. Di certo a questa conclusione ha sempre creduto il legale di Ligresti, Gian Luigi Tizzoni, “è stata una lunga battaglia ma questo è l’esito in cui abbiamo sempre creduto”. Ora resta il dubbio di cosa succederà nell’area dove nessuno riesce più ad immaginare la nuova Firenze.