Famiglia cristiana ha interpellato esponenti autorevoli del mondo cattolico compilando una sorta di lista delle priorità che dovranno essere affrontate dal nuovo Papa. Secondo don Antonio Sciortino, direttore del settimanale, “sono tante le sfide che si prospettano al nuovo Pontefice”, ma tra le principali vi è sicuramente il “pieno coinvolgimento dei laici nella comunità ecclesiale”, ma anche “una Chiesa pulita e trasparente, vicina ai poveri e agli ultimi. Una Chiesa più profetica e meno diplomatica”. Sciortino ha anche elogiato la decisione di Ratzinger di lasciare il pontificato, decisione che “rilancia la Chiesa sulla via della purificazione, della richiesta di perdono e del rinnovamento. Per una Chiesa che sia a servizio dell’umanità, nello spirito di apertura e di dialogo del Vaticano II con una “preferenza per i poveri e i più deboli”.
Lo storico e sociologo Giorgio Campanini evidenzia l’importanza di “liberare il Pontificato da ogni legame (e ancor più da ogni compromissione) con la finanza” e di “ripensare i poteri del Papa” perché “il potere corrompe, il potere assoluto corrompe in modo assoluto: in altre parole, più si concentrano in Roma e nella Curia decisioni e poteri, più i rischi di deviazione aumentano (le mura vaticane non riescono a chiudere fuori il peccato originale…)”. Lo storico ha spiegato che “oggi esistono, in Italia e in numerosi Paesi, le banche etiche, nelle quali il credito è accordato con criteri di grande severità e finalizzato soprattutto a progetti di sviluppo, con la totale esclusione di finalità speculative. Perché non delegare a esse, o a consimili strumenti, ciò che ha a che fare con la finanza (fatta salva una snella Commissione di controllo?)”. L’idea di Campanini è quindi quella di eliminare lo Ior in modo da favorire “la più totale trasparenza” per i fedeli “che continuano a offrire generosamente il loro obolo” e che in questo modo “saprebbero che il denaro dato alla Chiesa, soddisfatti i bisogni legati al suo funzionamento, è destinato prioritariamente ai poveri del mondo”.
Il concetto di trasparenza ricorre anche nelle parole del priore del Monastero di Bose, Enzo Bianchi, che la definisce “un’urgenza” visto che “tutte le istituzioni godono di scarsa credibilità da parte degli uomini di oggi e sovente finiscono per essere nella Chiesa, come diceva il cardinale Ratzinger, un ostacolo alla fede”. “Occorre allora un’operazione che ridia trasparenza,che riporti la sincerità come stile ecclesiastico – ha sottolineato – sincerità delle persone e trasparenza delle istituzioni e dei meccanismi di quella autorità che nel Vangelo è negazione di ogni dominio, di ricerca del potere, di carrierismo”. E poi, ancora una volta, l’esigenza di concentrarsi maggiormente sugli aiuti per i bisognosi: “Guardare agli ultimi, ai poveri, a quegli uomini e quelle donne che invocano, gemono, soffrono, piangono perché sono nel bisogno”.