In particolare gli italiani, chi con timore, chi con repulsione, continuano ad essere stregati dal pifferaio magico Silvio Berlusconi, il ricchissimo magnate dei mezzi di comunicazione che è stato Premier e che forse sarà eletto nuovamente. Nella corsa alle elezioni che iniziano oggi [24 febbraio, N.d.T.], Berlusconi ha promesso di eliminare la tassa sugli immobili, introdotta dal precedente governo, che era riuscita a restituire un po’ di credibilità alle finanze del Paese (e che egli stesso aveva votato quando è stata introdotta). Non solo ora la abolirebbe, ma restituirebbe agli italiani i soldi che hanno pagato l’anno scorso. Nonostante provenisse da un uomo che ha ripetutamente fallito nell’intento di trasformare anche le condizioni politiche ed economiche più promettenti in qualcosa di vagamente somigliante al bene collettivo, l’annuncio ha regalato a Berlusconi un vantaggio considerevole nei sondaggi di opinione.
Ho vissuto in Italia per 32 anni. Una delle prime cose che mi ha colpito è stata la relazione tra azioni e conseguenze – diversa da quella degli altri Paesi che conosco, gli Usa e il Regno Unito. Qui, se qualcuno è sorpreso ad abusare della propria posizione di potere, dare lavoro a parenti, accettare tangenti o spendere denaro pubblico per sfizi personali, non solo non pensa minimamente di dimettersi, ma addirittura si scaglia contro i moralisti e va avanti come se niente fosse.
Le statistiche mostrano che l’evasione fiscale è endemica e più si va a sud più la situazione peggiora, al punto che nella zona di Napoli i dentisti dichiarano redditi inferiori a quelli dei poliziotti. Va da sé che il deficit fiscale deve essere colmato con prestiti governativi e aumenti delle tasse, per quelli che le pagano.
Intanto, nonostante lo sport sia palesemente corrotto, i fan sono sempre più appassionati. Come proprietario del grande club calcistico Milan, Berlusconi ha deciso, all’inizio della sua campagna elettorale, di acquistare la star Mario Balotelli. Di nuovo, è stato premiato nei sondaggi di opinione.
La costante discrepanza tra ciò che sarebbe legittimo aspettarsi e quello che accade realmente non è una novità. Nel 1869, durante un tour in Italia, Mark Twain scrisse: “Non riesco a capire come un governo così corrotto riesca ad avere stazioni ferroviarie così sfarzose”. Le cose non sono cambiate. L’Italia ha recentemente completato il servizio ferroviario più veloce d’Europa. Si possono percorrere le 360 miglia da Milano a Roma in appena 2 ore e 45 minuti, senza fermate. In una nazione con un debito spaventoso, questa magnifica impresa ingegneristica è costata 150 miliardi di euro (circa 200 miliardi di dollari).
Nessuno sembra sapere da dove proviene l’investimento, o come sarà pagato il progetto. Una cosa è certa, gran parte del denaro che legalmente doveva essere destinato a servizi locali è stato destinato al progetto dell’alta velocità. Per permettere a pochi di andare veloce, orde di lavoratori arrancano verso l’ufficio in treni sporchi e sovraffollati. Ma quello che importa è la scintillante immagine di progresso trasmessa da questo servizio.
Benito Mussolini, che forse è stato il primo grande propagandista dell’era moderna, aveva capito perfettamente la psicologia italiana. “E’ la fede che muove le montagne perché dà l’illusione che le montagne si muovano” diceva. “L’illusione è forse la sola realtà nella vita.”
Il 27 gennaio, durante una cerimonia nel Giorno nazionale della Memoria delle vittime dell’Olocausto, Berlusconi ha pensato che fosse il momento giusto per dire che Mussolini aveva in realtà fatto molte cose buone e che non era poi tanto malvagio. È stato premiato con un altro aumento di popolarità nei sondaggi di opinione.
L’opinione diffusa di chi si trova al di fuori dell’Italia è che Berlusconi sia una specie di clown cattivo e che la vasta maggioranza di italiani lo rifiuti. Non si riesce a capire come un uomo al centro di così tanti processi per corruzione di vario genere, protagonista di un enorme conflitto di interessi (possiede tre canali tv nazionali e grandi porzioni dell’industria editoriale italiana) possa restare al centro del potere. La risposta, oltre che nell’apparato giudiziario straordinariamente lento e complesso e nella mancanza di un vero giornalismo indipendente, è negli instinti politici di Berlusconi, che si combinano perfettamente con l’ostinazione collettiva a non affrontare la verità, che a sua volta va di pari passo con il profondo timore che un leader più serio potrebbe chiedere troppo ai cittadini.
Una delle cose che Berlusconi ha promesso è un condono per gli evasori fiscali. Solo in una nazione dove l’evasione fiscale è endemica ci si può rivolgere agli evasori, a discapito di coloro che invece pagano le tasse.
Il contrario di Berlusconi potrebbe essere il Premier provvisorio Mario Monti, un professore di economia diventato Presidente del Consiglio senza elezioni alla fine del 2011, nel mezzo della crisi euro. Gli osservatori stranieri sono convinti che Monti abbia fatto un buon lavoro e meriti di essere rieletto. Un ragionamento ingenuo. Molti italiani sono convinti (e io sono d’accordo) che il professore non abbia fatto altro che cedere alle pressioni di Berlino, tagliando la spesa dove era più facile e tassando tutti senza guardare ai redditi. La sua campagna elettorale, basata su una retorica di rigida serietà, è stata deludente. Un mio collega ha commentato che se tanto dobbiamo farci derubare dal governo, meglio l’intrattenitore che il pedante.
Un intrattenitore che sta cercando di sfruttare la situazione è Beppe Grillo, un vivace blogger ex-comico diventato politico, il cui Movimento Cinque Stelle propone di scacciare l’ordine politico corrotto e promette un’utopia di stipendi per i disoccupati e una settimana lavorativa di 30 ore. Lo stile di Grillo è così demagogico e il suo partito così dipendente dal suo carisma provocatorio, che il 20% dell’elettorato che pare stia per votarlo deve aver deciso che semplicemente non importa se il paese diventerà ingovernabile dopo le elezioni.
O forse i cittadini sentono che ormai non c’è più niente da fare, tanto grande è il potere esercitato sull’Italia dalla UE: di conseguenza, non importa chi voteranno. Saranno gli effetti di secoli di paternalismo cattolico e di promesse elettorali incoscienti, ma nessuno sembra concepire una serie pratica di riforme in grado di portare il paese dalla situazione attuale a quella desiderata. Al suo posto ci sono preghiere e fantasie fiscali.
Mussolini rielaborò in un secondo momento le sue teorie sull’illusione dichiarando: “E’ impossibile ignorare la realtà, per quanto triste”. Con l’avvicinarsi delle elezioni, c’è da chiedersi quanto l’Italia sia vicina al momento in cui non sarà più possibile negare tutto. Immagino Berlusconi che viene rieletto, il crollo del mercato azionario e il conseguente sfacelo della credibilità internazionale dell’Italia che lo costringerebbe a farsi da parte nel giro di pochi giorni. Ma forse, dopotutto, le sciagure del paese verranno attribute alle perversa finanza internazionale.
Un concetto che non viene mai preso in considerazione è che sono stati commessi errori molto gravi, o che forse bisognerebbe adeguarsi ad una realtà in cui l’iniziativa economica, e con essa il capitale di investimento, si è spostata decisamente ad est. Quasi tutti i programmi politici italiani esprimono il desiderio di un ritorno al passato, invece di cercare di capire quale sia il posto del paese in un mondo che non è più quello di una volta.
Articolo originale di Tim Parks pubblicato sul New York Times il 24 febbraio 2013.
Traduzione di Daniela Castrataro e Margherita Beltrame per Italiadallestero.info