Se non si riuscirà a formare un governo, se si avrà instabilità e l’Italia si troverà senza governo per mesi, si avrà un’impennata dello spread. Gli investitori stranieri venderanno in massa i titoli pubblici italiani e anche molti risparmiatori italiani faranno altrettanto. I paesi indebitati, soprattutto quelli fortemente indebitati, devono rispondere ai mercati, non ci sono alternative, a meno che il 100 per cento del debito non fosse nelle mani dei residenti. Così non è per l’Italia.

Certo a settembre del 2012 Mario Draghi aveva dichiarato: «Faremo tutto il necessario per difendere l’euro che è irreversibile. Timori fondati su reversibilità sono quello che sono, e cioè paure non fondate. E ciò rientra pienamente nel nostro mandato». La Bce ha fatto capire quindi che è pronta ad acquistare titoli di stato italiani (o di altri paesi europei in difficoltà) in quantità adeguata per calmierare i rendimenti per i titoli con scadenza da uno a tre anni per i paesi che ne faranno richiesta.

Quindi è vero che nel caso in cui l’Italia si trovasse priva di governo ci sarebbe la possibilità di chiedere aiuto alla Bce. Ma ecco il punto: l’intervento della Bce va chiesto da parte dell’Italia e verrebbe concesso solo a patto che l’Italia firmasse un impegno chiaro a seguire una strategia di politica economica definita da Bce, Unione europea e Fondo Monetario (Troika). Le operazioni di acquisto dei titoli di stato sarebbero interrotte se l’Italia a un certo punto decidesse di non mettere in pratica le ricette imposte dalla Troika.

In questo scenario l’Italia sarebbe governata di fatto dalla Troika, avremmo pochissimi margini, forse nessuno. Non potremmo rifiutarci di fare i tagli allo stato sociale, alla spesa pubblica che ci verranno richiesti.

Rifiutarsi di scendere a patti con il Pd, restare fuori per non sporcarsi le mani, fare solo l’opposizione oggi significa consegnare il paese alla Troika. Spero che questo sia chiaro ai giovani del M5S. E’ indispensabile che il M5S definisca una strategia realistica di politica economica. E’ il momento di passare dalla poesia alla prosa.

Anche minacciare di fare un referendum sull’euro non va certo nella direzione di rassicurare i mercati internazionali e di dare all’Italia ossigeno per ritrovare una strada di sviluppo.

E’ vero che l’unione monetaria è stata realizzata in modo sbagliato, senza avere un bilancio europeo adeguato e una politica fiscale unica capace di contrastare le crisi come quella che stiamo vivendo. Ma pensare che uscendo oggi dall’euro singolarmente possa costituire una soluzione ai nostri mali è davvero ingenuo. Se l’Italia uscisse dall’euro, l’euro si dissolverebbe e i costi di questo processo sarebbero apocalittici. Miseria di massa, disoccupazione, fallimenti bancari e industriali, scontri sociali, rivolte, rischi di conflitti gravi tra i paesi.

La strada semmai è quella di costruire alleanze in Europa per completare l’unione monetaria con una maggiore unione politica e democratica.
 

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