Il surreale comico triestino, laurea al Dams ("dove si fa la fame"), sul palco del Duse con Un delitto senza importanza: chi ha ucciso Oscar Wilde?: "A teatro ci vado poco, dopo 20 minuti inizio a pensare se mi sono rimaste ancora delle cipolle in casa"
“In questo spettacolo non faccio ruoli etero – ci spiega Alessandro Fullin – detesto la fantascienza…”. Il privilegio dei grandi è poter scegliere chi sarà ad occuparsi di loro, chi li sostituirà davvero nella finzione del vivere. Il sospetto è che se Oscar Wilde avesse potuto scegliere, Alessandro Fullin sarebbe stato fra questi. Magari avrebbe dovuto insistere un pò, Wilde, però alla fine l’avrebbe convinto.
Nato a Trieste, classe ’64, Fullin è un comico (ha partecipato a diverse trasmissioni televisive: “Comedy Lab” su Mtv, “Zelig off” su Canale 5, “Zelig Circus” su Canale 5, “Belli dentro” su Canale 5, “Nientology” su Deejay Tv, “G day” su “la 7”) ma non solo.
Attore e scrittore per il teatro, ha portato in scena diversi testi:”Gengis Khan ovvero il problema del Tartaro”, “L’auto dei comizi” (produzione Teatri di vita, 2003) e “Le serve di Goldoni” (coproduzione Teatri di vita-Biennale di Venezia, 2007), “Un delitto senza importanza: chi ha ucciso Oscar Wilde?” e “Fullin legge Fullin: spettacolo leggermente autoreferenziale”.
Dal suo percorso editoriale, dai titoli dei sui libri, si evince il materiale raffinato e surreale del suo humor: “Tuscolana” (Mondadori, 2005), “Come fidanzarsi con un uomo senza essere una donna” (Mondadori, 2008), “Ho molto tempo dopo di te” (Kowalski,2011), “Pomodori sull’orlo di una crisi di nervi ovvero La vera cucina gay italiana ” (Cairo, 2012)
Il 7 marzo, al Teatro Duse di Bologna, Allessandro Fullin porterà in scena la commedia “Un delitto senza importanza: chi ha ucciso Oscar Wilde?”. Omaggio al grande drammaturgo britannico, in forma di piccolo viaggio fra il giallo alla Agata Christie e il surreale alla… Fullin.
Lui stesso ce lo introduce
“Il testo ha parecchi anni, nasce nella Bologna Off degli anni ottanta, quando studiavo al Dams, meglio sarebbe dire “ho mantenuto coi miei soldini il Dams”. Negli anni ho rimesso mano a quel testo ed eccoci qua”.
La trama…
“Com’è noto Oscar Wilde morì di malattia a Parigi nel 1900. Il mio testo parte da qui, ma contraddice subito la verità storica immaginando che Wilde venga invece assassinato durante un party in cui sono stati invitati i più famosi personaggi delle sue commedie”.
Un party che si tiene dove?
“In Scozia, nella residenza di Lady Windermere. Questo conferisce una sfumatura gialla alla faccenda. A condurre le indagini la non acutissima Lady Bracknell che naturalmente interroga tutti i gli invitati…”
Che ricordo hai della Bologna anni Ottanta, dei suoi anni al Dams?
“Un buon ricordo. Venivo da Trieste dove erano tutti o vecchi o morti, e approdare qua fu un bello scossone. La città della cultura, della socialità, dove la gente aveva voglia di aprirsi…”
Tutto positivo?
“Intendiamoci, ho fatto la fame, ho vissuto da perfetto fuorisede che non metteva insieme il pranzo con la cena e il Dams, cosa vuoi mai, era una specie di colabrodo nel quale tutti gli eccentrici, gli artisti o i senza speranza, approdavano. Stavo bene con loro”.
Cosa non amavi, invece, di Bologna?
“Ricordo un eccesso creativo insopportabile, non potevi andare in un pub a berti una cosa con qualcuno, senza che implacabilmente spuntasse una poetessa a declamare i suoi, è il caso di dirlo, “versi”.
La tua comicità ha radici, ed anche ramificazioni, nel surrealismo. Per quella che è la tua sensibilità mi pare una scelta ineludibile…
“Chissà, è un dato di fatto che io guardo al mondo, e te lo racconto così, con uno humor surreale. Comprendo che è poco italiano, ma a me ciò che fa ridere gli italiani, la commedia con le donne nude, i meriti con le corna e queste cosine qua, mettono più angoscia che divertimento. Ridono di pancia. Non ci siamo”.
Parliamo di comicità o anche di sopravvivenza?
“Come sopravvivere in questo paese senza surrealismo? Siamo mica in Belgio, con quella bella pioggerellina, con quei lunghi pomeriggi freddi, qua basta che guardi come hanno votato gli italiani per capire che, senza un senso del surreale, sei fregato”.
Qual’è un tuo gesto surreale dunque, contro la crisi?
“Ah io dipingo acquarelli, anzi il 19 maggio inauguro la mia mostra a Borgo Sansepolcro, io dico sempre “Dove è finito Piero della Francesca comincio io”.
Mi dicevi una cosa curiosa, non vai mai a teatro….
“Guarda, il meno possibile. Mi annoia terribilmente. Dopo venti minuti a teatro inizio a pensare se mi sono rimaste ancora delle cipolle in casa o se devo uscire a far la spesa”.
E il cinema?
“Ecco lì sto un pelino più sveglio, ma giusto perché è più breve la permanenza in sala…”
Cosa ti spaventa?
“La povertà. Perché la conosco. E perché è una condizione che ti espone alla violenza (ai tanti aspetti di essa) della società. Il danaro non serve a comprare roba, ma a potersi emancipare, a tenersi alla larga dagli esseri umani peggiori e dalla loro inettitudine”.
Wilde, probabilmente, sottoscriverebbe.